22 aprile, 2007

L'intesa per i contratti nel Pubblico Impiego

RESPINGIAMO L’INTESA PER I RINNOVI CONTRATTUALI NEL PUBBLICO IMPIEGO: RIAPRIAMO LA PARTITA PER AUMENTI CONTRATTUALI ADEGUATI AL COSTO DELLA VITA!

Alla vigilia di Pasqua, Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Rdb/Cub e sindacati autonomi hanno sottoscritto un’intesa per l’avvio delle trattative relative ai rinnovi contrattuali in tutti i comparti del pubblico impiego.
Non si tratta della stipula dei contratti, ma di una intesa che detta le linee guida sull’entità degli aumenti salariali, sulle materie relative ai contratti dei vari comparti e chiude la porta anche a rivendicazioni storiche come il riconoscimento delle mansioni superiori, aumentando nello stesso tempo i carichi di lavoro.
I Cobas del Pubblico Impiego considerano questa intesa estremamente negativa per i lavoratori sia dal punto di vista salariale, che dal punto di vista degli scenari che si delineano per i lavoratori pubblici, nell’ambito dell’applicazione dei criteri dettati dal memorandum sul p.i. siglato il 18 gennaio.
L’intesa prevede aumenti mensili medi lordi di 101 euro (circa 60 euro netti), addirittura inferiori rispetto agli aumenti economici corrisposti, nell’ultima tornata contrattuale, dal governo Berlusconi: aumenti, peraltro, non uguali per tutto il personale della Pa (per esempio negli enti locali sono sempre più bassi rispetto a quelli dei Ministeri), e che non coprono nemmeno la metà dell’inflazione che nel biennio 2006-2007 si è abbattuta sulle nostre retribuzioni.

Questi aumenti decorrono dal 1 gennaio 2007, ma saranno finanziati con la Legge Finanziaria del 2008, rimandandoci all’anno prossimo per la remunerazione effettiva.
Insomma, in perfetta continuità con il governo Berlusconi, si ratifica, ancora una volta, che i pur miseri aumenti salariali dovranno essere corrisposti con 2 anni di ritardo.
Per il 2006, invece, il governo se la cava con la sola Indennità di Vacanza Contrattuale (aumento medio dello 0,7%, pari a circa 11 euro lordi mensili), cancellando così, di fatto, un anno di contratto.
E pensare che proprio in questi giorni abbiamo appreso che nell’Europa dei 15 soltanto i salari dei lavoratori portoghesi sono più bassi di quelli italiani…
Dal punto di vista normativo, una parte significativa dell’intesa rimanda a quei “sistemi efficaci di misurazione della qualità e quantità dei servizi, sulla mobilità territoriale e funzionale” indicati nel Memorandum sul p.i.
In sostanza, attraverso la valutazione delle prestazioni, si vuole raggiungere il duplice obbiettivo di vincolare una parte rilevante del salario accessorio ai sistemi di valutazione determinati dai dirigenti e dall’utenza, e di procedere al “dimagrimento” del personale pubblico, attraverso lo strumento della mobilità e degli esodi, finalizzati a cedere ai privati interi settori del servizio pubblico.
Contemporaneamente si elude la questione del precariato, senza dare alcuna risposta su questo versante, negando la stabilizzazione di migliaia di Co.Co.Co, LSU e precari storici.

Sconcertante a dir poco è l’atteggiamento dei sindacati firmatari dell’intesa: dalla soddisfazione di CGIL CISL e UIL per aver concluso l’ennesimo accordo negativo, all’esultanza delle RDB/CUB che, in cambio dell’ammissione ai tavoli della trattativa, addirittura rivendicano la sottoscrizione di nuove risorse (?) quale frutto dello sciopero del 30 marzo.
Insomma il solito teatrino con governo e sindacati (questa volta anche le RDB) che rivendicano la bontà dell’intesa, ed i salari dei lavoratori regolarmente decurtati.
Ma le bugie hanno le gambe corte, ed al peggio non c’è mai fine… E dopo aver sottoscritto questa intesa al ribasso, i sindacati firmatari incassano l’ennesima sberla dal “governo amico”: la direttiva ministeriale all’Aran indica che il tetto massimo di incremento salariale è comprensivo anche della contrattazione integrativa, di fatto sancendo il blocco del secondo livello della contrattazione.
E dopo aver minacciato e poi revocato lo sciopero per il 16 aprile CGIL CISL e UIL sono adesso costretti a riconoscere che l’accordo stipulato non è il massimo, e minacciano lo sciopero della categoria per la metà di maggio.

Per i Cobas il discorso è completamente differente: la partita contrattuale non è chiusa, e la mobilitazione non può ridursi alla richiesta di applicazione di una intesa che taglieggia i salari e spalanca definitivamente le porte allo smantellamento del servizio pubblico: al contrario va riaperta la discussione con e tra i lavoratori/trici per aumenti contrattuali veri e per la difesa del ruolo sociale della P.A.

Per questo motivo i Cobas del Pubblico Impiego, nella settimana tra il 7 e l’ 11 maggio, organizzano iniziative di mobilitazione/informazione all’insegna della lotta contro lo smantellamento della P.A, per la stabilizzazione dei precari pubblici, per aumenti contrattuali adeguati all’inflazione reale e per la difesa della previdenza pubblica e del TFS.

10 aprile, 2007

L’imbroglio dei rinnovi contrattuali nel Pubblico Impiego

Si è conclusa, un paio di giorni prima della Pasqua, la “partita” dei rinnovi contrattuali nelle pubbliche amministrazioni.
Un grande battage mediatico, il finto sciopero indetto per il 16 aprile dai sindacati confederali ovvero una commedia architettata sempre alla stessa maniera, l’immediata controrisposta del governo che ha pescato dal cilindro delle finanze, disastrate sino al giorno prima, ulteriori risorse economiche, quantificando la spesa dei rinnovi contrattuali in 3,7 miliardi di euro. L'accordo economico stipulato per il biennio contrattuale 2006-2007 per il pubblico impiego e la scuola tra governo e Cgil-Cisl-Uil si basa su un aumento mensile medio lordo di 101 euro (un aumento netto di circa 60 euro), che non copre nemmeno la metà dell'inflazione reale del biennio.
Aumenti che avranno la decorrenza dal 1 gennaio 2007 e per il 2006 saranno coperti dalla rispolverata indennità di vacanza contrattuale (aumento medio dello 0.7%), sino ad oggi mai utilizzata per i contratti non rinnovati, che con questo accordo invece diventa sostitutiva degli aumenti contrattuali stessi, azzerando di fatto definitivamente un anno intero di contratto.
Ma il colossale imbroglio è che questi aumenti saranno finanziati con la manovra economica 2008, la prossima finanziaria autunnale, e quindi bisognerà attendere l’anno prossimo per la remunerazione definitiva. Ovvero si ratifica ancora una volta che i pur miseri aumenti contrattuali dovranno essere erogati con un ritardo di quasi 2 anni dalla loro naturale scadenza.
Nel contempo si elude clamorosamente la questione precariato senza dare nessuna risposta su questo versante. Solo il ministro della Pubblica Istruzione Fioroni promette oggi 50 mila assunzioni di precari nel biennio, che andranno a malapena a riempire il vuoto dei pensionamenti nel comparto scuola.
Ed inoltre con questo accordo si da il via definitivo al memorandum e ai suoi effetti perversi, quindi alla previdenza integrativa anche nel pubblico e allo smantellamento di altri pezzi della pubblica amministrazione che ad esempio nel Ministero Economia e Finanze vedrà la chiusura di decine di uffici provinciali e la mobilità coatta per 7 - 8 mila lavoratori.
Cgil, Cisl e Uil dopo aver “accompagnato” la Finanziaria 2007 che negava risorse dignitose per i contratti pubblici, hanno sottoscritto questo pessimo, rituale accordo e si preparano a revocare lo sciopero per il 16 aprile, raggirando per l’ennesima volta la buona fede e le esigenze dei lavoratori.