01 dicembre, 2009

STATO DI AGITAZIONE PER IL PERSONALE DI NIDI E SCUOLE D’INFANZIA





APPROVATO DALL’ASSEMBLEA PERMANENTE DELLE/I LAVORATRICI/ORI DELLO 0/6

PROCLAMATO da RdB/Cub e Cobas

che assicurano copertura sindacale per tutte/i le/i lavoratrici/ori

EDUCATRICI

  • blocco di tutte le attività straordinarie (feste con le famiglie; uscite in straordinario; attività amministrative quali rilevazione e pianificazione ferie, assegnazione corsi di aggiornamento, acquisto giochi e materiale didattico)
  • blocco degli straordinari
  • rifiuto di effettuare il turno intermedio di 7 ore
  • utilizzo della richiesta di disposizioni scritte (a breve sarà inviato in tutti i Nidi un modulo prestampato) da trasmettere alla Responsabile nel caso in cui si verifichi una situazione di carenza di personale (*vedi più sotto per i parametri di riferimento)
  • utilizzo del fac-simile dell’ “introduzione alla programmazione delle attività anno scolastico 2009-2010” come traccia valida per tutti i Nidi

INSEGNANTI

  • blocco di tutte le attività straordinarie (feste con le famiglie; uscite in straordinario; attività amministrative quali rilevazione e pianificazione ferie, assegnazione corsi di aggiornamento, acquisto giochi e materiale didattico)
  • blocco degli straordinari
  • utilizzo della richiesta di disposizioni scritte (a breve sarà inviato in tutte le Scuole un modulo prestampato) da trasmettere alla Responsabile nel caso in cui si verifichi una situazione di carenza di personale

COLLABORATORI SOCIO-EDUCATIVI

  • blocco di tutte le attività straordinarie (feste con le famiglie; uscite in straordinario; attività amministrative quali rilevazione e pianificazione ferie, assegnazione corsi di aggiornamento, acquisto giochi e materiale didattico)
  • blocco degli straordinari

(*) parametri di riferimento:

nei Nidi a 3 sezioni

lattanti 1 : 5

semidivezzi: 1 :7

divezzi: 1 : 10

media non superabile per i lattanti: 1 : 5 (non va superato nemmeno di 1 unità, come da disposizioni del tavolo tecnico del 05.10.09)

media non superabile per il cumulo semidivezzi e divezzi 1 : 8,5

nei Nidi a 2 sezioni

lattanti 1 : 6

divezzi 1 : 8,5

media non superabile 1 : 7

Genova, 27.11.09 (f.to in proprio Via Pacinotti 5 – Vico Agnello 2)

_______________________________________________________________________________________________________

R.d.B. /CUB Pubblico Impiego: Via Pacinotti 2/5 -16151 Genova - tel. 010/ /fax 010/8692660 - fax 10/8692700

COBAS Pubblico Impiego: Vico Agnello 2 - 16124 Genova - tel. /fax 010/2758183 cellulare 347/41

I Nostri Primi Quarant'anni


I Nostri Primi Quarant'anni


17 novembre, 2009

Assemblea 17 Novembre Uffici Centrali - Agenzie Entrate



•RIORGANIZZAZIONE DELLE DIREZIONI SENZA NESSUNA ESIGENZA
ORGANIZZATIVA E TUTELA PER IL PERSONALE…
•INCARICHI DIRIGENZIALI A CHI DIRIGENTE NON E‘
•LA GIUNGLA DEI CAPIREPARTO: NOMINATI SENZA REGOLE,E REMUNERATI CON IL GIA‘ESIGUO FONDO DI TUTTO IL PERSONALE…

SIAMO ANCORA IN UNA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ???

MARTEDI’ 17 NOVEMBRE

ASSEMBLEA DEL PERSONALE

SALA MENSA di VIA C. COLOMBO - DALLE 10.30 ALLE 12.30 -

08 novembre, 2009

Le Fasce di Reperibilità di Brunetta

L'INFLUENZA NON ESISTE PER IL MINISTRO BRUNETTA. IN ARRIVO LE NUOVE VESSATORIE FASCE DI REPERIBILITA’ IN CASO DI MALATTIA.

Il decreto legge 112/2008 riconvertito nella Legge 133/2008 aveva introdotto per i pubblici dipendenti delle fasce di reperibilità in caso di malattia dalle ore 8.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 20.00.
Il recente Decreto Legge n. 78 del 1 luglio 2009, poi Legge 102 del 3/8/2009 aveva ripristinato le vecchie fasce di reperibilità, ossia dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 19. L’ultimo Decreto Legislativo attuativo della Legge 15/2009, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 31 ottobre 2009, all’art 69 prevede invece ancora una volta nuove fasce di reperibilità da individuare a breve con decreto del Ministro della Funzione Pubblica. Il Ministro Brunetta in questi ultimissimi giorni ha già annunciato alla stampa la decisione del Governo di emanare entro poche settimane un nuovo Decreto Ministeriale che introduca nuove fasce orarie, ossia dalle ore 9.00 alle 13.00 e dalle ore 15.00 alle 18.00. Si passa dalle attuali 4 a sette ore. Tutto questo perché i dati delle assenze dei dipendenti pubblici nel mese di agosto sono “aumentati” e c’è bisogno di un giro di vite, aumentando “la prigionia” in casa dei lavoratori assenteisti. Dopo la campagna contro i fannulloni, prosegue incessante l'attacco del Ministro Brunetta e del suo Governo al lavoro pubblico. L'introduzione delle fasce orarie è sbagliata e vessatoria, basti pensare alla influenza che sta colpendo decine di migliaia di italiani e che sta svuotando le scuole e i luoghi di lavoro.

Ma per Brunetta l'influenza non esiste, l'hanno inventata i dipendenti pubblici, pardon i fannulloni!

04 novembre, 2009

Il Caso UCL

Si è svolto ieri l’incontro del personale sulla questione relativa al trasferimenti coattivo dei funzionari della DCNC all’UCL (ufficio coordinamento legislativo del Ministero delle finanze). Tale incontro ha visto forte partecipazione e coinvolgimento da parte del personale che ha ribadito la ferma contrarietà ad ogni ipotesi di trasferimento coattivo dei funzionari ed ha denunciato il comportamento dell’amministrazione troppo spesso poco rispettosa delle regole e del contratto collettivo nazionale. All’incontro è intervenuto il Dott Betunio, Direttore aggiunto della Direzione Centrale Normativa e Contenzioso, il quale ha preso atto della nostra diffida a disporre trasferimenti senza il requisito della volontarietà dell’interessato e ha assicurato che da parte dell’Amministrazione non si procederà ad alcun trasferimento coattivo. Tale risultato è senz’altro il frutto della mobilitazione e della partecipazione del personale che è riuscita ad imporre un primo stop all’amministrazione: resta inteso che da parte nostra continueremo a vigilare affinchè gli impegni assunti verbalmente vengano mantenuti e perché nel futuro nessun diritto venga scippato ai lavoratori. Valutiamo positivamente anche l’intervento della RSU che ha partecipato all’incontro e ha inviato unitariamente una nota all’amministrazione diffidandola dal disporre trasferimenti coattivi e in palese violazione del CCNL ed invitandola, qualora si dovesse individuare il funzionario volontariamente disposto al trasferimento, ad avviare con la RSU gli istituti di relazioni sindacali contrattualmente previsti.
COBAS ENTRATE UFFICI CENTRALI RDB UFFICI CENTRALI

20 ottobre, 2009

Sciopero generale venerdì 23 ottobre 2009 Manifestazione nazionale a Roma, piazza della Repubblica ore 10


Lettera aperta alle lavoratrici e ai lavoratori della Pubblica Amministrazione

Venerdi’ 23 Ottobre il sindacalismo di base ha indetto uno sciopero generale.

Molti di voi obietteranno che gli scioperi andrebbero fatti tutti insieme per essere più efficaci e raggiungere qualche obiettivo.

Ma il 9 Ottobre scorso il Governo ha approvato il decreto legge Brunetta (quello che taglieggia il nostro salario accessorio e divide il personale in buoni, cattivi, e cattivissimi, spalancando le porte al licenziamento per quel 25% del personale che conseguirà una valutazione negativa per un biennio) e da parte di Cisl, Uil, Ugl e sindacati autonomi non si sono levate critiche rispetto a questo ulteriore attacco gravissimo, mentre la Cgil si limita a qualche sterile mugugno.

La finanziaria 2010 prevede per i rinnovi contrattuali in scadenza a dicembre 2009 solo l’indennità di vacanza contrattuale, ovvero 12 euro lordi, a partire da aprile 2010.

Il Governo regala soldi alle banche e avvia, attraverso lo scudo fiscale, un vergognoso condono per evasori e falsificatori di bilanci.

Per questo il 23 Ottobre è una occasione da non perdere per difendere i nostri diritti, i nostri salari ed i servizi pubblici.

Fai la cosa giusta e partecipa allo sciopero del 23 Ottobre!

Manifestazione nazionale a

Roma, piazza della Repubblica ore 10

Mandiamo Brunetta a casa!!!

13 ottobre, 2009

Il devastante decreto legislativo di attuazione della legge 4 marzo 2009 n.15 (decreto Brunetta)


Il decreto legislativo, approvato dal Consiglio dei Ministri venerdì 9 ottobre e presentato pomposamente in conferenza stampa da Brunetta con la compagnia di Berlusconi è un attacco senza precedenti, ai lavoratori, ai loro salari, ai servizi pubblici. E’ il secondo durissimo colpo, dopo la pessima riforma del modello contrattuale, che ha triennalizzato i contratti di lavoro e ha determinato un nuovo sistema di recupero salariale dell’inflazione peggiore di quello della cosiddetta inflazione programmata, aumentando l’emergenza salariale tra i lavoratori. L’attacco al lavoro pubblico è uno dei pilastri su cui si sorregge questo governo ed ecco così spiegata la grande veemenza con la quale il Ministro Brunetta in 15 mesi ha concluso l’iter di approvazione di questo decreto legge che tra gli obiettivi si prefigge anche la normalizzazione sindacale nel Pubblico impiego, distruggendo ogni forma di rappresentatività del sindacalismo di base e alternativo.
Questo decreto di fatto sancisce il furto del salario accessorio, l’azzeramento della contrattazione collettiva, l’inasprimento delle sanzioni disciplinari, la modifica/accorpamento dei comparti pubblici. Le disposizioni del decreto “…assicurano…l’incentivazione della qualità della prestazione lavorativa, la selettività e la concorsualità nelle progressioni di carriera, il riconoscimento di meriti e demeriti, la selettività e la valorizzazione delle capacità e dei risultati…l’incremento dell’efficienza del lavoro pubblico ed il contrasto alla scarsa produttività e all’assenteismo…” insomma sono un inno alla meritocrazia, l’atto finale della campagna che da anni viene svolta contro il lavoro pubblico e i “fannulloni”.
ediamone gli aspetti salienti: V . Scende trionfalmente in campo la MISURAZIONE, VALUTAZIONE E TRASPARENZA DELLA PERFORMANCE con obiettivi programmati su base triennale, con gli indicatori per la misurazione e la valutazione della performance dell’amministrazione nonché gli obiettivi assegnati al personale dirigenziale e non. Viene istituita la Commissione per la valutazione, la trasparenza e l’integrità delle amministrazioni pubbliche, in collaborazione con la Presidenza del Consiglio dei Ministri -Funzione pubblica e con il Ministero dell'Economia e delle Finanze, con il compito di indirizzare, coordinare e sovrintendere alle funzioni di valutazione, alla misurazione della performance, nonché di gestione e valutazione del personale. Ogni amministrazione, singolarmente o in forma associata, si dota di un Organismo indipendente di valutazione della performance.
. In ogni amministrazione, l’Organismo indipendente, sulla base dei livelli di performance attribuiti ai valutati compila una graduatoria delle valutazioni individuali del personale dirigenziale e di quello non dirigenziale. Con questa graduatoria:
a) il venticinque per cento del personale è collocato nella fascia di merito alta, alla quale corrisponde l’attribuzione del cinquanta per cento delle risorse destinate al salario accessorio collegato alla performance individuale;
b) il cinquanta per cento è collocato nella fascia di merito intermedia, alla quale corrisponde l’attribuzione del cinquanta per cento delle risorse destinate al trattamento accessorio collegato alla performance individuale;
c) il restante venticinque per cento è collocato nella fascia di merito bassa, alla quale non corrisponde l’attribuzione di alcun trattamento accessorio collegato alla performance individuale.
d) Sono previste deroghe alla percentuale del venticinque per cento in misura non superiore a cinque punti percentuali in aumento o in diminuzione, con corrispondente variazione compensativa delle percentuali.
In soldoni questa cosiddetta Autorità Indipendente per la Valutazione avrà il compito di distribuire il salario accessorio che non sarà più oggetto di contrattazione, ma sarà disciplinato per legge attraverso un meccanismo per cui solo il 25% dei lavoratori potrà prendere il massimo della produttività (oggi sono il 90%), metà del personale avrà solo il 50%, il 25% nulla.
Di fatto il fantomatico Organismo indipendente di valutazione della performance darà gli indicatori ai Dirigenti per effettuare le singole valutazioni, i quali avranno, quindi, piena autonomia nella gestione delle risorse umane, nel rispetto dei profili professionali e nella distribuzione del salario accessorio conseguente. Niente di oggettivo per la valutazione della produttività, si spenderanno soldi e risorse umane per tal tipo di valutazione del personale, senza far funzionare e rilanciare i servizi pubblici!
. Vengono istituiti nuovi strumenti per premiare il merito e le professionalità :
a) il bonus annuale delle eccellenze assegnato al personale collocato nella fascia di merito alta per non più del 5%; b) il premio annuale per l’innovazione pari al bonus annuale di eccellenza per ciascun dipendente premiato;
c) le progressioni economiche attribuite in modo selettivo, ad una quota limitata di dipendenti, in relazione ed ai risultati individuali e collettivi rilevati dal sistema di valutazione;
d) le progressioni di carriera dal 1° gennaio 2010, coprono i posti disponibili nella dotazione organica e, quindi, le progressioni fra le aree avvengono tramite concorso pubblico, ferma restando la possibilità per l’amministrazione di destinare al personale interno, in possesso dei titoli di studio richiesti per l’accesso dall’esterno, una riserva di posti comunque non superiore al 50 per cento di quelli messi a concorso.
Sia per le progressioni economiche e di carriera la collocazione nella fascia di merito alta per tre anni consecutivi, ovvero per cinque annualità anche non consecutive, costituisce titolo prioritario ai fini dell’attribuzione delle progressioni. e) l’attribuzione di incarichi e responsabilità, sempre tenendo conto dei
sistemi di valutazione e misurazione; f) l’accesso a percorsi di alta formazione e di crescita professionale, in ambito nazionale e internazionale;
g) premio di efficienza destinato, in misura fino a due terzi, a premiare, secondo criteri generali definiti dalla contrattazione collettiva integrativa, il personale proficuamente coinvolto e per la parte residua ad incrementare le somme disponibili per la contrattazione stessa;
h) Comitato dei garanti che darà il parere su tutti i provvedimenti adottati.
. MOBILITA’. Le amministrazioni possono ricoprire posti vacanti in organico mediante cessione del contratto di lavoro di dipendenti appartenenti alla stessa qualifica in servizio presso altre amministrazioni, che facciano domanda di trasferimento o agevolando processi di mobilità, anche volontaria, da parte delle amministrazioni che presentano carenze di organico.
. Dalle materie relative alle relazioni sindacali vengono escluse dalla contrattazione collettiva quelle attinenti all’organizzazione degli uffici e del lavoro ovvero viene a mancare una grossa fetta di contrattazione delle RSU di posto di lavoro e delle amministrazioni in generale.
. Gli “incrementi” economici possono essere erogati in via provvisoria, salvo conguaglio all'atto della stipulazione dei contratti nazionali di lavoro e in ogni caso a decorrere dal mese di aprile dell’anno successivo alla scadenza del contratto nazionale di lavoro, qualora lo stesso non sia ancora stato rinnovato è riconosciuta ai dipendenti, nella misura e con le modalità stabilite dai contratti nazionali, e comunque entro i limiti previsti dalla legge finanziaria, una copertura economica che costituisce un’anticipazione dei benefici complessivi che saranno attribuiti all’atto del rinnovo contrattuale.
. Nascono 4 nuovi comparti nella Pubblica Amministrazione, facendo un gran calderone tra settori e competenze estremamente diverse, per impedire tra l’altro la presenza e la rappresentanza delle organizzazioni sindacali di base ai tavoli di trattativa nazionale.
. Sono prorogati gli organismi di rappresentanza del personale (RSU) anche se le relative elezioni siano state già indette. Le elezioni relative al rinnovo dei predetti organismi di rappresentanza si svolgeranno, con riferimento ai nuovi comparti di contrattazione, entro il 30 novembre 2010.
. Codice disciplinare più severo. Le norme già inserite negli ultimi contratti nazionali in tema di licenziamento per “giusta causa o per giustificato motivo” sono travalicate dal decreto Brunetta in quanto, si applica comunque la sanzione disciplinare del licenziamento nei seguenti casi:
a) falsa attestazione della presenza in servizio, mediante l’alterazione dei sistemi di rilevamento della presenza, ovvero giustificazione dell’assenza dal servizio mediante una certificazione medica falsa;
b) assenza priva di valida giustificazione per un numero di giorni, anche non continuativi, superiore a tre nell’arco di un biennio o comunque per più di sette giorni nel corso degli ultimi dieci anni o mancata ripresa del servizio, in caso di assenza ingiustificata, entro il termine fissato dall’amministrazione;
c) ingiustificato rifiuto del trasferimento disposto dall’amministrazione per motivate esigenze di servizio;
d) falsità documentali o dichiarative in occasione dell’instaurazione del rapporto di lavoro ovvero di progressioni di carriera;
e) reiterazione nell’ambiente di lavoro di gravi condotte aggressive o ingiuriose
o comunque lesive della dignità personale altrui;
f) condanna penale definitiva, in relazione alla quale è prevista l’interdizione perpetua dai pubblici uffici ovvero l’estinzione, del rapporto di lavoro.
Il licenziamento in sede disciplinare è disposto, altresì, nel caso di prestazione lavorativa, riferibile ad un arco temporale non inferiore al biennio, per la quale l’amministrazione formula una valutazione del personale di insufficiente rendimento. Si affaccia il rischio che chi non percepirà la produttività per più anni potrà essere licenziato per “prolungato insufficiente rendimento”.
Siamo di fronte al peggior tsunami legislativo che i lavoratori pubblici abbiano mai sopportato, un progetto di pratica cancellazione della contrattazione sindacale e di sua sostituzione con provvedimenti legislativi, in un quadro in cui le risorse finanziarie da destinare al personale sono schiacciate tra vincoli sempre più asfissianti di bilancio e leggi finalizzate a ridurre drasticamente la spesa pubblica. Ma non solo il salario accessorio esce dalla contrattazione collettiva, anche l’organizzazione del lavoro e degli uffici sarà disciplinata direttamente per legge, quindi fine del potere di contrattazione, e perfino di concertazione. Il cerchio, insomma, sta per chiudersi, con la conseguenza che a rimetterci saranno i servizi pubblici (privatizzati e con costi sempre in aumento a carico dei cittadini) e saranno i lavoratori, che si vedranno tagliare i loro salari già bassi e saranno istigati a mettersi gli uni contro gli altri per i pochi aumenti previsti per una piccola minoranza del personale. Così i "fannulloni" sono serviti!
Nessun lavoratore della PA potrà evitare i negativi contraccolpi di questa legge fortemente voluta non solo dal Governo e dal suo Ministro Brunetta ma anche da sindacati servili come Cisl, Uil e Ugl, sindacati che in questo ultimo anno
e mezzo hanno permesso al Governo di:
triennalizzare i contratti (così, perdiamo ancora più salario);
umiliarci con 40 euro lordi di aumenti contrattuali mensili;

riumiliarci con l'indennità di vacanza contrattuale (8 euro al mese) al posto degli arretrati. Il Governo, con la scusa dell'efficienza e della meritocrazia, effettua a man bassa tagli al salario (non solo riferito alla produttività, ma anche alle progressioni economiche dosate col contagocce) e tagli di personale (tra pensionamenti senza turnover e mancate stabilizzazioni dei precari, sono ormai decine di migliaia i posti di lavoro persi recentemente).
Avevamo ragione a dire che l’obiettivo di Brunetta è taglieggiare i lavoratori distruggendo i servizi pubblici, altro che le chiacchiere sulla trasparenza. Contrasteremo in tutte le maniere possibili il de profundis dei diritti dei lavoratori pubblici e lo smantellamento dei servizi e della pubblica amministrazione.

La prima giornata di lotta cui chiamiamo tutti i lavoratori
è lo SCIOPERO GENERALE di VENERDI’ 23 OTTOBRE
indetto da Confederazione COBAS, Cub e SdL

Manifestazione nazionale a
Roma, piazza della Repubblica ore 10
PARTECIPIAMO IN MASSA!



07 agosto, 2009

NULLA DI FATTO NELLA TRATTATIVA UFFICI CENTRALI SU ORARIO DI LAVORO E TURNI. SI RICOMINCIA A SETTEMBRE

a) L’OGGETTO DELLA TRATTATIVA:

Nei 3 incontri (26 maggio, 29 e 31 luglio), si è svolta tra la RSU, le OO.SS, e l’Amministrazione, la trattativa locale sulla questione turni e sull’orario di lavoro.
Preliminarmente ribadiamo che come delegati RSU COBAS (non da soli ma in accordo con altri delegati) abbiamo da sempre chiesto a tutta la RSU di aprire una TRATTATIVA GENERALE che affrontasse tutte le problematiche del personale uffici centrali.
Quindi, turni da regolamentare, certamente, ma anche le questioni relative alle nomine dei capireparto e le ricadute sul salario accessorio, le relazioni sindacali, e gli istituti contrattuali interpretati in maniera sempre più restrittiva da parte dell’amministrazione (L. 104, visite specialistiche, ecc). Fissare, finalmente, un quadro di regole certe che limitasse l’arbitrio dell’ Amministrazione.
Invece, per scelta della maggioranza RSU, e della consueta prassi di aprire trattative senza piattaforme e senza alcun coinvolgimento del personale, si è arrivati ad un tavolo che si è occupato esclusivamente dell’orario di lavoro e della questione turni.

b) QUESTIONE PRELIMINARE: TORNELLI A MENSA.

Preliminarmente, nell’incontro del 31 luglio, come delegati Cobas abbiamo chiesto all’amministrazione di smentire ufficialmente la notizia relativa ad una (presunta?) volontà da parte dei Dirigenti di introdurre un sistema di rilevazione elettronico delle presenze a mensa. Su questo dobbiamo dire chiaramente che dalla controparte non è pervenuta né a noi (che abbiamo sollevato la questione) né alla RSU, alcuna smentita. Al tavolo sono invece state fornite alcune timide rassicurazioni della serie: “se ne parla sempre, ma poi non lo si attua mai.” Parole che, invece di rassicurarci, aumentano la nostra preoccupazione. Inutile dire che invitiamo tutti i lavoratori e le lavoratrici, tutte le OO. SS. e tutta la RSU a tenere alta la guardia su tale questione, per monitorare costantemente i passaggi che dovesse eventualmente mettere in atto l’Amministrazione.

c) NEL MERITO DELLA TRATTATIVA.

Per quanto riguarda l’orario di lavoro l’amministrazione ha rifiutato qualunque modifica a vantaggio del personale (ad esempio la richiesta della RSU di un allungamento della flessibilità fino a coprire la fascia 7.30 – 10.00, anziché le attuali 7,45-9,30).
Ma in realtà tutta la trattativa si è incentrata sulla questione turni. I turni da sempre sono stati pagati in totale assenza di regole, comportando, quindi, un proliferare delle postazioni turno ad uso e consumo dei Direttori Centrali, o, di contro, giungendo ad imporre turni che, poi, non sono mai stati retribuiti con l’indennità prevista dagli accordi nazionali.

Fissare, finalmente, delle regole certe (che incredibilmente finora non ci sono state), è una forma di garanzia sia del personale turnista, sia del complesso del personale. Il quale viene toccato dalla questione per vari aspetti, non ultimo per il fatto che l’indennità di turno è pagato con soldi attinti dal Fondo di tutti i lavoratori.( nell’accordo locale relativo all’ FPS 2007, da noi non sottoscritto, circa 100.000 euro sono stati assorbiti dal pagamento dell’indennità di turno)
Per noi Cobas, regolamentare i turni significa:
1) contenere i turni entro limiti fisiologici dettati da effettive esigenze di servizio; ecco perché abbiamo da subito richiesto che l’amministrazione fornisse motivazione specifica e scritta delle esigenze che giustificano l’utilizzo delle postazioni turno (la richiesta dell’Amministrazione partiva da 9000 postazioni- turno annue);
2) evitare che al personale che svolge un orario di fatto su turni, non venisse corrisposta l’indennità dovuta;
3)
garantire l’indennità di turno per gli autisti, per ogni turno svolto effettivamente;


4)
fissare regole a tutela del personale che svolge turni di sabato (addetti rassegna stampa).



Ebbene, l’amministrazione si è presentata al tavolo senza mai fornire alcun documento e nessuna spiegazione, anche verbale, che giustificasse le esigenze dei singoli turni, riducendo tutta la trattativa ad una sterile discussione sul numero di turni intorno al quale chiudere l’accordo. A cosa serva ogni turno nello specifico, non è dato sapere.
Sulla base di tutto questo, e pur avendo posizioni assolutamente diversificate all’interno della RSU, la RSU, UNITARIAMENTE, ha ritenuto di non poter firmare la proposta della controparte, e ha richiesto di riaprire la trattativa settembre. Ma soprattutto (ed è per noi questo l’elemento più importate) è stato richiesto all’ Amministrazione di ripresentarsi alla riapertura della trattativa con l’indicazione delle esigenze che giustificano l’utilizzo dei turni richiesti e di fornire un monitoraggio dei turni finora svolti nell’anno 2009.

COME COBAS DICIAMO ANTICIPATAMENTE CHE:
1.
Se a settembre la RSU va al tavolo senza una piattaforma chiara, discussa al suo interno, e condivisa dal personale, il risultato sarà un pasticcio inguardabile;


2.
L’Agenzia vuole LA BOTTE PIENA (anzi vuota, considerato il taglio dei Fondi) e la MOGLIE (o il marito, fate voi) UBRIACA (turni “a go go” e senza regole, come prima, per il sollazzo dei direttori centrali).




Basterebbe riflettere su un semplice dato: per il solo ufficio del Direttore Generale sono stati richiesti (senza fornire alcuna giustificazione) 10 turni al giorno pomeridiani.
Una tale mole di turni sarebbe, forse, giustificata per una giornata tipo del ministero degli Esteri durante una crisi internazionale…

I DELEGATI COBAS della RSU - UFFICI CENTRALI
(Alessandro Giannelli – Guglielmo Musso)

02 luglio, 2009

Le bugie hanno le gambe corte

LE BUGIE HANNO LE GAMBE CORTE

Nei giorni scorsi il Governo ha approvato il decreto c.d. “anticrisi” modificando alcune disposizioni per il personale della Pubblica Amministrazione.
Il Governo, solo per recuperare credibilità e consensi, ripristina le vecchie fasce orarie (10-12 e 15 -17) nelle assenze per malattia e si impegna a non tagliare la produttività a chi ha usufruito dei vari permessi.
La Cisl rivendica la posizione del Governo come una sua vittoria dimenticando la pioggia di ricorsi, di cause e di scioperi nell’ultimo anno, iniziative che proprio Cisl e Uil hanno avversato.
Ma dove sta l’inganno ?

Nell’ ipotesi del contratto autonomie locali (4 Giugno 2009), Cgil Cisl Uil hanno sottoscritto aumenti di 40 euro proprio come proposto dal Governo e da Brunetta. Con questi soldi i nostri salari perdono altro potere di acquisto tanto è vero che l’Istat parla di buste paga ferme, nel pubblico impiego, da oltre un anno e mezzo
E pensare che poi parlano di aumenti volontari del salario accessorio da parte degli Enti che da mesi stanno invece tagliando organici e spesa del personale.
La proroga per la stabilizzazione dei precari non significa l’assunzione dei precari in possesso dei requisiti ma solo una percentuale di posti loro destinati nei prossimi concorsi. Nel frattempo tra blocchi del turn over e riduzione della spesa del personale gran parte dei precari resta a casa.

Non una parola invece CGIL CISL UIL dedicano alla legge delega del Dlgs 15/2008, anzi un silenzio avvolge questo provvedimento governativo che una volta approvato determinerà:
1.sulla produttività: un quarto del personale prenderà il 50% del totale, la metà avrà l’altro 50% e al restante quarto dei lavoratori non andrà neppure un euro;


2. codici disciplinari da caserma che incideranno sulla valutazione e sulla stessa erogazione della produttività;


3. la quasi fine delle progressioni orizzontali (saranno pochissime, a concorso e su base triennale).



Anche contro queste ulteriori manovre governative i COBAS e il sindacalismo di base hanno promosso lo SCIOPERO GENERALE DEL PUBBLICO IMPIEGO VENERDI’ 3 LUGLIO (ultime 3 ore del turno).

Altro che cantare vittoria, ci sono ancor più motivi per essere arrabbiati e determinati alla lotta!
LE BUGIE HANNO LE GAMBE CORTE

Nei giorni scorsi il Governo ha approvato il decreto c.d. “anticrisi” modificando alcune disposizioni per il personale della Pubblica Amministrazione.
Il Governo, solo per recuperare credibilità e consensi, ripristina le vecchie fasce orarie (10-12 e 15 -17) nelle assenze per malattia e si impegna a non tagliare la produttività a chi ha usufruito dei vari permessi.
La Cisl rivendica la posizione del Governo come una sua vittoria dimenticando la pioggia di ricorsi, di cause e di scioperi nell’ultimo anno, iniziative che proprio Cisl e Uil hanno avversato.
Ma dove sta l’inganno ?

Nell’ ipotesi del contratto autonomie locali (4 Giugno 2009), Cgil Cisl Uil hanno sottoscritto aumenti di 40 euro proprio come proposto dal Governo e da Brunetta. Con questi soldi i nostri salari perdono altro potere di acquisto tanto è vero che l’Istat parla di buste paga ferme, nel pubblico impiego, da oltre un anno e mezzo
E pensare che poi parlano di aumenti volontari del salario accessorio da parte degli Enti che da mesi stanno invece tagliando organici e spesa del personale.
La proroga per la stabilizzazione dei precari non significa l’assunzione dei precari in possesso dei requisiti ma solo una percentuale di posti loro destinati nei prossimi concorsi. Nel frattempo tra blocchi del turn over e riduzione della spesa del personale gran parte dei precari resta a casa.

Non una parola invece CGIL CISL UIL dedicano alla legge delega del Dlgs 15/2008, anzi un silenzio avvolge questo provvedimento governativo che una volta approvato determinerà:
1.
sulla produttività: un quarto del personale prenderà il 50% del totale, la metà avrà l’altro 50% e al restante quarto dei lavoratori non andrà neppure un euro;


2.
codici disciplinari da caserma che incideranno sulla valutazione e sulla stessa erogazione della produttività;


3.
la quasi fine delle progressioni orizzontali (saranno pochissime, a concorso e su base triennale).



Anche contro queste ulteriori manovre governative i COBAS e il sindacalismo di base hanno promosso lo SCIOPERO GENERALE DEL PUBBLICO IMPIEGO VENERDI’ 3 LUGLIO (ultime 3 ore del turno).

Altro che cantare vittoria, ci sono ancor più motivi per essere arrabbiati e determinati alla lotta!

25 giugno, 2009

Mobilitiamoci per la difesa della Pubblica Amministrazione!

Contro il decreto Brunetta!

Venerdi’ 3 luglio - Sciopero generale del Pubblico Impiego (ultime 3 ore del turno)

Patto di Base (Cobas, RdB, SdL)


Dopo avere descritto i dipendenti pubblici come nullafacenti e fannulloni, con il decreto legislativo previsto dalla legge delega 15/2008, l’accanimento persecutorio del Governo e del Ministro Brunetta approda nel piano industriale della Pubblica Amministrazione: dietro il parafulmine della meritocrazia e dell’efficienza, si avvia un gigantesco processo volto a ridimensionare il servizio pubblico, a ridurre i nostri diritti e le nostre retribuzioni, e a sancire la licenziabilità del dipendente pubblico.
A farne le spese i lavoratori pubblici e milioni di cittadini….
Le linee essenziali del piano Brunetta passano attraverso:

CONSISTENTI TAGLI SALARIALI :
dopo esser intervenuto pesantemente sulla parte fissa del salario, il decreto vuole assestare il colpo definitivo al salario accessorio che verrà subordinato alla valutazione dei Dirigenti e si trasformerà in strumento punitivo per il personale. Solo al 25% del personale, valutato dal dirigente nella fascia alta di merito, spetterà il 50% del trattamento accessorio, al 50% del personale, collocato nella fascia media, corrisponderà l’altro 50% del trattamento, mentre, al restante 25%, collocato nella fascia bassa, non spetterà neanche un euro di salario accessorio!

PROGRESSIONI ECONOMICHE:
saranno messe a concorso e subordinate alla valutazione positiva del dirigente. In sostanza, a coloro che non rientreranno nella fascia di merito alta, oltre che zero euro di salario accessorio, viene anche preclusa la possibilità di accedere alle progressioni economiche!

CODICE DISCIPLINARE
Viene introdotto un vero e proprio regolamento da caserma, funzionale soltanto ad avere una forza lavoro acritica, obbediente e flessibile. E per chi per 2 anni consecutivi viene collocato dal dirigente nella fascia di merito più bassa, potrebbero spalancarsi le porte del licenziamento!

AZZERAMENTO DELLA CONTRATTAZIONE :
Tra accorpamento di comparti, rinvii delle elezioni RSU, materie oggetto di contrattazione disciplinate direttamente per legge, si vuole ridurre il sindacato a semplice spettatore di decisioni assunte unilateralmente. E questo lo chiamano ammodernamento della Pubblica Amministrazione!!!

Non possiamo accettare passivamente questi attacchi al salario, ai diritti e alla nostra dignità! Per questo, il Patto di base del settore pubblico (Cobas, Rdb e Sdl) ha indetto per Venerdi’ 3 luglio Sciopero generale del Pubblico Impiego (ultime 3 ore del turno)

11 giugno, 2009

COMUNICATO STAMPA SCIOPERO GENERALE DEL PUBBLICO IMPIEGO CONTRO DECRETO BRUNETTA VENERDI’ 3 LUGLIO 2009

Iniziative a Roma, Milano e nelle maggiori città italiane

La bozza del Decreto Brunetta, in attuazione dalla legge delega 15 del 2008, determina una profonda revisione del Testo Unico del Pubblico Impiego (D.L.vo 165/2001) indirizzata ad una privatizzazione della Pubblica Amministrazione con il tentativo di azzerare anche nel Pubblico Impiego i diritti già cancellati nel lavoro privato.
Contro questo decreto la RdB-CUB P.I, i Cobas P.I. e la SdL Intercategoriale hanno proclamato per venerdì 3 luglio lo sciopero generale del settore, che sarà accompagnato da iniziative a Roma, Milano e nella maggiori città italiane.

I contenuti dell’ultima versione della bozza Brunetta, la numero 25, prevedono un pesante attacco al salario dei lavoratori pubblici, che per la quota fissa vedrà parte degli aumenti erogati dalle Amministrazioni locali ma solo se queste saranno in regola con il patto di stabilità, introducendo così una grave disparità fra territori, mentre per la parte variabile sarà sempre più dipendente dalla relazione con il dirigente e da valutazioni esterne e senza controllo.
Le progressioni retributive e di carriera vengono di fatto abolite e sottoposte a procedure concorsuali, per accedere alle quali è necessario ricevere valutazioni positive. Il meccanismo di valutazione viene affidato a soggetti esterni, senza contraddittorio e con scarsi riscontri oggettivi, che produrrà liste di lavoratori buoni, quasi buoni e cattivi a cui sarà legata l’erogazione del salario di produttività, che così perde la sua caratteristica di “salario” trasformandosi in premio per chi lo percepisce.
Viene introdotto un codice di disciplina simile ad un regolamento militare, senza garanzie e senza possibilità reale di contraddittorio, che ha lo scopo di intimidire i lavoratori ed accompagnare la loro totale flessibilità alle politiche pubbliche del governo. Non a caso la valutazione negativa per due anni consecutivi potrà provocare il licenziamento per scarso rendimento. Alla dirigenza viene riconosciuto come unico vero potere quello disciplinare, mentre il resto è demandato a soggetti esterni alla Pubblica Amministrazione.
Le materie di contrattazione divengono praticamente inesistenti; viene impedito lo svolgimento delle elezioni Rsu, i comparti vengono accorpati senza logica, attuando così un vero e proprio colpo di mano che cancella la democrazia sindacale e le libertà individuali e collettive.

Le categorie pubbliche del Patto di Base ritengono invece che la battaglia per il potenziamento e miglioramento della P.A. e dei servizi pubblici da questa erogati riguardi tutta la società, e che investire in questo settore sia un passo fondamentale per progettare la ripresa economica del paese. Nel percorso verso lo sciopero generale verranno attuate iniziative locali e di settore, con assemblee in tutti i posti di lavoro.

Roma, 10 giugno 2009

Ufficio Stampa
Rossella Lamina
tel. 067628277 - fax 0676282228
cell. 3474212769
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e-mail: ufficiostampa@rdbcub.it
Rappresentanze Sindacali di Base Pubblico Impiego - Confederazione Unitaria di Base

Siglato biennio economico 2008 - 2009 CCNL Enti Locali

CGIL, CISL e UIL hanno siglato, ieri 4 giugno, il biennio economico 2008 - 2009 del CCNL Enti Locali.
La Cgil fa un passo indietro e si allinea agli altri coinquilini per tornare alla corte di Brunetta. Dopo il contratto della sanità, la Cgil firma anche il contratto nazionale degli enti locali. E' durata poco l'opposizione della Cgil - Funzione Pubblica al Ministro Brunetta e alle intese che decisero solo pochi mesi fa irrisori aumenti in tutta la pubblica amministrazione.
Questo contratto è stato siglato senza alcuna consultazione e senza mandato dai lavoratori, senza perfino l'assenso degli iscritti di Cgil, Cisl, Uil che hanno conosciuto la piattaforma delle loro organizzazioni meno di una settimana fa, a contratto quasi sottoscritto.
Contratto che ci riserva aumenti salariali medi, lordi, a regime di 62 euro, poco più di 40 euro netti (ricorderete che le richieste di appena pochi anni fa erano sopra i 100 euro lordi ) e soprattutto la condivisione della linea Brunetta che esclude completamente i soldi della contrattazione decentrata al 25% del personale. Solo rinviata al 2010 la decisione capestro sulle progressioni orizzontali (saranno ancora meno e per pochi). Qualche spicciolo in più arriverà alle amministrazioni cosiddette “virtuose” , a quelle cioè che avranno rispettato il patto di stabilità (tagli al salario e agli organici), a quelle che avranno chiuso la porta alla stabilizzazione dei precari e costruito sistemi di valutazioni iniqui e assolutamente inutili al rilancio dei servizi pubblici. I 600 mila lavoratori degli enti locali subiscono l'ennesima truffa che penalizza il loro potere di acquisto e di contrattazione.
Perdente la logica "del meglio pochi ma buoni", una logica che fa perdere ai lavoratori soldi, diritti e taglia qualsiasi possibilità alle stabilizzazioni del personale precario.
Contro il decreto legislativo di Brunetta e contro questi ultimi contratti a perdere i sindacati di base (Cobas – RdB Cub e SdL) invitano ad un percorso di mobilitazione sino allo sciopero già programmato per i primi di luglio.
Non diamo deleghe in bianco a chi svende salari e diritti!

02 giugno, 2009

Dopo il contratto della Sanità….arriva il contratto a perdere per le Autonomie Locali…

Circa 600 mila lavoratori e lavoratrici in questi giorni dovrebbero essere chiamati a dare la loro opinione sul contratto autonomie locali, che Cgil Cisl Uil stanno per sottoscrivere.
Perdete ogni speranza e state certi: i lavoratori non saranno consultati o ascoltati perché la democrazia non è gradita a Cgil Cisl Uil (e Ugl).
Di questa piattaforma, quel poco che si sa lo si deve ai sindacati di base che hanno diffuso i contenuti della proposta Aran e le arrendevoli (sotto il profilo economico e normativo) proposte di Cgil Cisl Uil.
Ma guardiamo la piattaforma per il Ccnl 2008/9 presentata dai confederali, una piattaforma che ad oggi nessuno ha discusso o approvato e che arriva insieme alle dichiarazioni del segretario della FP Cgil, A. Crispi, sull’imminente firma del contratto.
Ebbene non troverete una proposta sulla parte salariale, ci si preoccupa invece dello 0,20% per le alte professionalità, si chiedono maggiori risorse da contrattare a livello decentrato (una affermazione che stride con la difesa del contratto nazionale e del salario di base che la Cgil dice di difendere), non una parola sul decreto legislativo Brunetta che vorrebbe dare la produttività solo ad un quarto del personale, solo dichiarazioni vuote sulle maggiori tutele per il personale precario e non la richiesta di stabilizzazione dello stesso e l’allungamento dei tempi per l’assunzione dei precari nella Pa. Non una parola sui codici disciplinari sempre più repressivi, non una parola
sull’aumento delle indennità e dei buoni pasto.
La piattaforma di Cgil Cisl Uil è solo aria fritta perché il Governo ha già deciso i contenuti (scadenti) del contratto e, come ogni volta, lor signori firmeranno.

Rispediamo al mittente questo pessimo contratto!

Una forte risposta diamola venerdì 3 luglio con lo sciopero di 3 ore indetto dal sindacalismo di base nella pubblica amministrazione!

ABBIAMO PERSO!!!

Il referendum sul contratto aziendale ha registrato i seguenti risultati: favorevoli all’ipotesi d’accordo 64,74 - contrari 34,33 - circa l’uno per cento tra schede bianche e nulle.
Il Cobas del Comune di Firenze ringrazia i/le 1858 lavoratori e lavoratrici che si sono recati/e ai seggi consentendo un importante esercizio di democrazia

Al di là del risultato, che naturalmente non ci soddisfa, in tempi di deriva culturale e di progressivo restringimento degli spazi democratici, il fatto che i lavoratori di questo ente si siano potuti esprimere liberamente contrastando il consueto monopolio decisionale degli organismi datoriali e degli apparati del sindacato collaborazionista, ci sembra comunque un buon risultato di cui poter andar fieri.
Noi, com’è noto, siamo stati fermamente contrari a questa ipotesi d'accordo, in ogni caso prendiamo atto del risultato anche se riteniamo che, così come non sussistevano prima le condizioni per firmare non sussistono dopo il referendum, quindi non sottoscriveremo l'accordo, anche per rispetto di quel 34% di lavoratori che si è dichiarato contrario e di cui comunque bisognerà tener conto.

Certo l'esito del referendum impone delle riflessioni: riteniamo che il risultato sia stato condizionato da più elementi a partire dall'operato dei rappresentanti di quelle sigle sindacali (CGIL, CISL e UIL) che avevano già sottoscritto l'ipotesi d'accordo e che, in affanno e a corto di argomenti concreti per difendere l'indifendibile, hanno cominciato ad ingenerare (ad personam) infondati timori sul fatto che in assenza di firma non sarebbe stato pagato il premio incentivante di quest'anno, o che le risorse per le progressioni orizzontali, frutto di risparmi delle gestioni precedenti, potevano andare perse. Velenose falsità prive di qualsiasi fondamento normativo essendo soldi che il bilancio già destina al salario accessorio e pertanto non spendibili altrove.
Vero è proprio il contrario: questo accordo inaugura un meccanismo per il quale qualsiasi intervento sulle varie voci del salario accessorio sarà possibile solo attingendo dall'incentivante di tutti mettendone a forte rischio l'erogazione dal 2010 in poi.

Ciò che risulta incomprensibile è l'atteggiamento ambiguo di organizzazioni sindacali dal significativo peso specifico che non hanno sottoscritto l'accordo, ma che nello stesso tempo non hanno mai motivato la propria scelta. Tali soggetti sindacali non hanno fatto nessuno sforzo per spiegare ai lavoratori i devastanti contenuti dell'accordo. Hanno puntato soprattutto alla visibilità personale "nell'agone politico della grande assemblea" o alla rendita di posizione per la propria sigla in ambiti ultracorporativi. Si sono poi defilati, senza produrre una riga critica sull'accordo guardandosi bene dal confrontarsi nelle successive assemblee, attendendo opportunisticamente il risultato referendario pensando, per questa via, di sottrarsi a qualsiasi responsabilità politica e sindacale.

Sulle gracili spalle del Cobas aziendale è rimasta per intero la responsabilità di contrastare un’ipotesi di accordo che suona come una sorta di suicidio sindacale. Responsabilità che ci siamo assunti con coerenza e serietà cercando, senza demagogia o corporativismi, di spiegare con argomenti concreti la nostra posizione. In questo scenario riteniamo che quel 34% di contrari sia comunque un dato importante che va ben al di là delle forze in campo.
Al quel 64% per cento di lavoratori che si è espresso a favore dell'accordo che non siamo riusciti a convincere o con cui non siamo riusciti a parlare, diciamo che rispettiamo la loro decisione legittimata dall'esercizio della democrazia. La speranza, peraltro alquanto debole, e lo diciamo con grande sincerità nell'interesse di tutti i lavoratori di questo ente, è di esserci sbagliati e di non doverci trovare nel prossimo futuro nella condizione di poter pronunciare la fatidica frase
"noi l'avevamo detto".

Ciò che resta è uno scenario sconcertante: ce ne eravamo accorti anche da soli, ma i dati dell’OCSE confermano che l’Italia si colloca agli ultimi posti per i livelli retributivi, a fronte di ciò un governo pieno di delinquenti e razzisti fascistoidi, incapace di affrontare la crisi, non trova di meglio che bastonare i lavoratori, in particolare i dipendenti pubblici. La bozza dell'ultimo decreto Brunetta sulla riforma della P.A. chiude il cerchio avviato da tempo, sostanzialmente annuncia la morte del lavoro pubblico e abolisce qualsiasi spazio di contrattazione salariale e normativa sostituendolo con l'azione legislativa.
Sul piano aziendale il panorama è altrettanto deprimente, soprattutto a seguito di un accordo debole anche perché nemmeno affronta questioni rilevanti che continueranno a rimanere irrisolte a partire dalle relazioni sindacali, al problema degli appalti e privatizzazioni, alle politiche del personale, a numerose vertenze di settore che non trovano soluzione da anni.
Gongola un'amministrazione che ha ottenuto, senza colpo ferire, il rinnovo del contatto aziendale non solo a costo zero, ma pure farcito con l'introduzione di nuovi ed oscuri meccanismi valutativi che innalzano concettualmente e materialmente la quota di retribuzione legata alla premialità che stanno progressivamente trasformando il salario in una variabile indipendente, sempre meno legato alla prestazione regolata contrattualmente, ma solo ed esclusivamente all'idea di stipendio come premio per il grado di produttività individuale misurata dai dirigenti. Filosofia tanto cara a quella "managerialità politico-economica di destra e di sinistra, interna, e nazionale" largamente responsabile della crisi, non solo economica e finanziaria, ma anche sociale e culturale che vogliono far pagare ai lavoratori.
Gongolano 230 P.O. unici veri beneficiari di un accordo che gli assegna mediamente 1.000 euro l'anno di aumento a fronte del nulla o di un'elemosina per tutti gli altri lavoratori.
Gongolano i politici che da giugno occuperanno gli scranni di Palazzo Vecchio. I novelli padroni della città potranno fregarsene delle problematiche dei dipendenti già "sistemati" dalla giunta uscente alla quale dovranno concedere giocoforza un "doveroso ringraziamento" sotto forma di regalie, conferme, nuovi incarichi, presidenze di SPA e compagnia cantando.

Naturalmente la partita non è finita, chi ha lavorato per sottoscrivere l'ennesimo accordo a perdere ne risponderà sindacalmente e politicamente. I Cobas non si rassegnano all'idea di passività sociale dei lavoratori di questo ente come di questo paese, puntualmente sostenuta dai sindacati concertativi ogni qualvolta si innestano prospettive di innalzamento del conflitto sociale. CGIL, CISL, UIL e UGL, in cambio ottengono la partecipazione ai tavoli di cogestione della crisi, la cui azione continua a produrre lo smantellamento dei diritti, delle garanzie sociali, l’espulsione dal mercato del lavoro di milioni lavoratori, la riduzione del salari, precarietà e povertà diffuse.

Ci impegneremo come sempre nella difesa dei lavoratori sul piano aziendale e nell'azione di contrasto alla frana normativa che si sta abbattendo sul lavoro pubblico.
La misura è colma, bisogna riprendere la parola, bisogna tornare nelle piazze, il lavoro deve tornare protagonista nel rimettere in moto il progresso sociale e civile di questo paese.

Cobas Comune di Firenze – Via dei Pepi 47/r- tel. 055245145 - fax- 0552268120
E.mail cobas.comunefi@libero.it

La serrata del rettore

Un atto autoritario e repressivo contro lavoratori e studenti

Venerdì 15 maggio lavoratori e studenti dell’università di Torino si sono trovati di fronte ai cancelli chiusi di Palazzo Nuovo, sede delle facoltà umanistiche.

Il rettore Pellizzetti aveva deciso la sera prima di procedere alla serrata del palazzo sospendendo così tutte le attività, dalla didattica alla ricerca ai servizi tecnico-amministrativi, dal 15 al 19 maggio. Una delegazione di lavoratori e studenti, ignari di quanto stava accadendo, si è recata in rettorato per avere spiegazioni dal Rettore che, invece, chiudeva le porte dello stesso rettorato impedendone a chiunque l’ingresso. Solo alla fine della mattinata, Pellizzetti si decideva a riaprire la sede e a ricevere per mezzo minuto due rappresentanti delle vittime della serrata. Il rettore, con molta arroganza concedeva mezzo minuto del suo tempo per comunicare l’origine del suo gesto, accampando motivi di sicurezza in vista del G8 universitario previsto in quei giorni. Un appuntamento voluto dai rettori delle università dei paesi del G8 e di quelli “emergenti” per promuovere contatti e accordi con i rappresentanti del capitalismo mondiale al fine di discutere sul come privatizzare l’università e la ricerca. Il rettore confermava la decisione di chiudere Palazzo Nuovo sostenendo di temere disordini all’interno dell’edificio durante le assemblee decise dai collettivi studenteschi anti G8 in concomitanza dell’evento, timori accresciuti, probabilmente, dall’aver letto sui giornali l’esistenza di una nota del Viminale che parlava di possibili azioni sovversive di fantomatici estremisti stranieri. Forse il rettore si era fatto suggestionare dall’aver letto male uno striscione appeso nei giorni precedenti sul loggiato del rettorato (peraltro subito rimosso dalla Digos) confondendo la scritta Block G8 con Black Bloc.

E’ un fatto molto grave che, per la prima volta nella storia dell’università, un rettore decida, ovviamente con il concorso dei presidi di varie facoltà, di procedere ad una vera e propria serrata (come fanno i padroni delle fabbriche contro gli scioperi dei lavoratori).

Per questa azione repressiva, a differenza di altre avvenute in questi ultimi tempi (come le recenti cariche di polizia e carabinieri a studenti e lavoratori all’interno di Palazzo Nuovo), il rettore non ha sentito il bisogno di trovare alcun pretesto per quanto ingiustificato. Questa volta a Pellizzetti è bastato leggere una generica frase riportata da un giornale per rendersi protagonista di un gesto gravissimo e senza precedenti. Tanto più che Il rettore, con la sua azione, ha assunto scientemente il ruolo di apripista alle cariche della polizia contro i cortei del movimento studentesco dell’Onda.

La chiusura di Palazzo Nuovo, cuore dell’università di Torino e del dissenso studentesco, è stata inequivocabilmente un atto autoritario da esibire quale prova della capacità di stroncare sul nascere ogni forma di espressione critica e di opposizione alla trasformazione delle università in aziende, mutazione le cui fondamenta sono state gettate dai passati governi di centro-sinistra con il varo delle leggi sull’autonomia.

Da mesi assistiamo ad azioni repressive in molte parti del paese volte a colpire i settori più combattivi e coscienti sia studenteschi che operai. L’obiettivo è chiaro: evitare che, in caso di esplosione del conflitto sociale di fronte all’acutizzarsi della crisi economica, si crei una saldatura delle lotte degli operai con quelle degli studenti. La manifestazione dei lavoratori Fiat di sabato 16 maggio e quella degli universitari del 19 hanno mostrato che operai e studenti non hanno nessuna intenzione di pagare la crisi del capitalismo.

16 maggio, 2009

CON BRUNETTA È ORA DI DIRE BASTA!

Il decreto legislativo proposto dal ministro Brunetta è un attacco senza precedenti ai servizi pubblici, al potere di acquisto dei salari. Esso sancisce il furto del salario accessorio, l’azzeramento della contrattazione collettiva, l’inasprimento delle sanzioni disciplinari.In quest'ultimo anno Cisl, Uil e Ugl hanno permesso al Governo di: triennalizzare i contratti (così, perdiamo ancora più salario); umiliarci con 40 euro lordi di aumenti contrattuali mensili; riumiliarci con l'indennità di vacanza contrattuale (8 euro al mese) al posto degli arretrati. Oggi Bonanni (Cisl) e Angeletti (Uil) fanno finta di protestare col Governo per questo ultimo attacco al lavoro pubblico, limitandosi a obiettare a Brunetta di non avere trattato con loro i tagli al salario accessorio!!! E la Cgil? Nella contrattazione decentrata si adegua alla triennalizzazione e, invece di mobilitare i lavoratori, pensa a riallacciare l'alleanza (a perdere) con Cisl e Uil, che nel frattempo hanno concesso a Brunetta di tutto e di più. È stata istituita anche la cosiddetta Autorità Indipendente per la Valutazione, che servirà a ridurre il salario accessorio che non sarà più oggetto di contrattazione, ma sarà disciplinato per legge attraverso un meccanismo per cui solo il 25% dei lavoratori potrà prendere il massimo della produttività (oggi sono il 90%), metà del personale avrà solo il 50%, il 25% nulla. Il Governo, con la scusa dell'efficienza e della meritocrazia, effettua a man bassa tagli al salario (non solo riferito alla produttività, ma anche alle progressioni economiche dosate col contagocce) e tagli di personale (tra pensionamenti senza turnover e mancate stabilizzazioni dei precari, sono ormai decine di migliaia i posti di lavoro persi recentemente). Siamo di fronte a un progetto di pratica cancellazione della contrattazione sindacale e di sua sostituzione con provvedimenti legislativi, in un quadro in cui le risorse finanziarie da destinare al personale sono schiacciate tra vincoli sempre più asfissianti di bilancio e leggi finalizzate a ridurre drasticamente la spesa pubblica. Ma non solo il salario accessorio esce dalla contrattazione collettiva: anche l’organizzazione del lavoro e degli uffici sarà disciplinata direttamente per legge.Il cerchio, insomma, sta per chiudersi, con la conseguenza che a rimetterci saranno i servizi pubblici (privatizzati e con costi sempre in aumento a carico dei cittadini) e saranno i lavoratori, che si vedranno tagliare i loro salari già bassi e saranno istigati a mettersi gli uni contro gli altri per i pochi aumenti previsti per una piccola minoranza del personale. Così i "fannulloni" sono serviti! Anzi, peggio ancora, col probabile rinvio a data imprecisata delle stesse elezioni di RSU. Sarà Brunetta a far loro sapere quando.E noi quando ci libereremo di Brunetta? Non stiamo a guardare e prepariamo lo sciopero generale della Pubblica Amministrazione!

14 aprile, 2009

Al ridicolo non c’è mai fine. Brunetta come il mago OTELMA!

Il Ministro Brunetta ama farsi pubblicità e utilizza i media per ogni suo spot. Peccato che le sue esternazioni non siano sostenute da dati oggettivi ma solo dalla volontà di tagliare servizi e posti nella Pubblica amministrazione.

Ignoto è il vero numero dei precari nella Pubblica Amministrazione e in questo anno il Governo non ha fatto nulla se non bloccare al 1 luglio 2009 ogni forma di stabilizzazione.

Nelle settimane scorse, il Ministro Brunetta ha inviato un questionario alle Amministrazioni per censire il numero dei precari, cosa che avrebbe dovuto fare molto tempo fa invece di denigrare i lavoratori pubblici e tagliando i fondi per il contratto nazionale e per la contrattazione decentrata

Ebbene, su 10886 amministrazioni consultate per il monitoraggio dei precari, solo 3.800 avevano risposto al 2 Aprile, ma la documentazione inviata fa scoprire un’altra verità ossia che il monitoraggio è finalizzato solo al personale con contratto di lavoro subordinato a tempo determinato in possesso dei requisiti per la stabilizzazione previsti dall'Articolo 1, commi 519 e 558, della Legge 296/2006 e dall'articolo 3,comma 90, della Legge 244/2007.

Fatti alcuni calcoli sono esclusi i lavoratori socialmente utili, i co.co.co e co.co.pro, il personale a contratto, ossia svariate decine di migliaia di lavoratori/trici che operano magari da anni nella Pubblica Amministrazione.

Il Governo poi con la circolare 39 del 6-3-09 potenzia gli strumenti di tutela del reddito in caso di sospensione dal lavoro o di disoccupazione (a 90 giorni viene portato il trattamento massimo della disoccupazione ordinaria con requisiti ridotti e requisiti normali, includendo gli apprendisti nella indennità ordinaria di disoccupazione), una sorta di card per i precari che non porta alcun beneficio al riconoscimento dei precari come forza lavoro né opera per la loro stabilizzazione nel Pubblico Impiego.

Mentre Il Governo chiude la porta alla stabilizzazione dei precari condannando i servizi pubblici alla privatizzazione, ecco arrivare l’ultima trovata (che penalizza in questo caso direttamente i lavoratori pubblici in procinto di andare in pensione). Nel maxiemendamento al D.L 5/2009 (misure di sostegno dei settori industriali in crisi), hanno presentato una proposta di emendamento che prevede per il 2009-2010-2011, per tutti i dipendenti di strutture pubbliche, (ma con alcune illustri esclusioni che riguardano magistrati, docenti universitari, e dirigenti medici), non solo il pensionamento al raggiungimento dei 40 anni di anzianità massima contributiva, ma anche il congelamento delle liquidazioni fino al 2013. Quindi alla beffa di perdere posti di lavoro senza la stabilizzazione dei precari, segue il danno economico.

Il Governo vuole affossare la pubblica amministrazione e il lavoro pubblico

E noi che si fa? Non dobbiamo permetterlo!!