30 giugno, 2008

Verso la Finanziaria 2008

FINANZIARIA 2008: TANTO TUONO’ CHE PIOVVE…

Dopo l’approvazione a tempo di record del DPEF (9 minuti e ½), la Camera ha approvato il 25 giugno un decreto legge di anticipazione della legge finanziaria 2009, che corpo e sostanza a quanto già delineato nel DPEF: inutile dire che una particolare attenzione è stata riservata ai dipendenti pubblici…

Dietro la propaganda volgare e mistificante sulla meritocrazia, sulla produttività e l’innovazione del P.I., si nascondono ulteriori tagli (oltre 9 miliardi per gli enti locali, 5 miliardi nella sanità con l’introduzione dei vergognosi ticket e, udite, udite circa 32 miliardi di tagli che interesseranno tutti i ministeri ), nuove privatizzazioni con gli enti pubblici trasformati in aziende, blocco delle assunzioni, soppressione degli uffici e riduzioni delle dotazioni organiche, nessuna stabilizzazione per i precari, ulteriore riduzione dei fondi della contrattazione integrativa (e pensare che CGIL, CISL e UIL discutono con il governo per demolire il CCNL e spostare le risorse nella contrattazione integrativa…) e, ciliegina sulla torta, l’inflazione programmata cui ancorare gli aumenti contrattuali stabilita nella misura dell’1,7% nel 2008 e dell’ 1,5% negli anni a venire. Proprio mentre aumentano vertiginosamente le bollette di luce, acqua e gas e l’Italia si segnala al penultimo posto tra i paesi della UE per quanto riguarda le retribuzioni…

L’emergenza salariale strombazzata durante la campagna elettorale si riduce alla previsione di una carta di povertà (una vera e propria elemosiny card che attesterà e certificherà la condizione di povertà) con uno sconto spesa di 400 euro l’anno (1,09 euro al giorno) per i pensionati più poveri: insomma i super poveri dovrebbero spendere di più per usufruire di maggiori sconti spesa.
Particolarmente
odiose, poi, le misure contenute nel decreto legge per quel che riguarda le assenze per malattia ed il part time: nel caso di malattie superiori a 10 giorni e comunque dopo il secondo evento di malattia nel corso dell’anno, l’assenza dovrà esser giustificata dalla struttura sanitaria pubblica. E comunque, a prescindere dalla durata della malattia, per i primi dieci giorni non sono corrisposte indenni ed emolumenti e tali disposizioni non potranno essere derogate dai contratti collettivi. Inoltre la fascia di reperibilità durante le malattie si allunga a dismisura dalle ore 8.00 alle 13,00 e dalle 14 alle 20. Si parte, in sostanza, dall’illazione che il dipendente pubblico è assenteista per tendenza e così si attenta al diritto alla salute costituzionalmente garantito nonché alla digni del lavoratore stesso. Per quel che riguarda il part time, poi, la concessione sarà subordinata alla discrezionalità dell’amministrazione di appartenenza .Insomma tra misure draconiane che criminalizzano il lavoratore pubblico consegnandolo alla gogna mass mediatica ed il disinvestimento nella P.A. attraverso la riduzione della spesa statale, si manifesta il vero intento della vulgata antidipendenti pubblici: creare un clima di intimidazione tra i lavoratori pubblici e liquidare la P.A creando le condizioni per renderla improduttiva al fine di giustificare l’ingresso
,dei privati nei servizi pubblici. E d’altronde come si può da un lato parlare di produttività e rilancio del settore pubblico e dall’altro linciare quotidianamente il personale pubblico e continuare a tagliare risorse e servizi pubblici? I servizi sociali diverrebbero terreno di scorribanda per i privati, equiparati a qualsiasi prodotto da privatizzare e da erogare solo dietro compenso economico.

A fronte di questo attacco non si può rimanere inerti, occorre uno scatto di dignità: bisogna ripartire dai diritti dei lavoratori pubblici e dalla difesa del servizio pubblico cominciando a scaldare i motori per un grande sciopero generale in autunno: uno sciopero che faccia veramente paura al governo e a tutti i detrattori del servizio pubblico.