20 dicembre, 2006

Accesso di cittadini stranieri al pubblico impiego

Nuova Ordinanza del Tribunale di Perugia
Riceviamo e pubblichiamo la segnalazione dell’Avv. Francesco Di Pietro (Perugia) e dell’Avv. Giorgio Pallucco (Spoleto).

In tema di discriminazione ed accesso al pubblico impiego, segnaliamo l’allegata ordinanza 6.12.2006 del Tribunale di Perugia, che, in accoglimento di ns. ricorso, ordina all’ASL di Perugia di inserire la ricorrente cittadina iraniana nelle graduatorie di due concorsi, per soli titoli, a dirigente anestesista.

Tale pronuncia ha le seguenti particolarità:

1) è successiva a Cass. 24170/2006, che esclude gli stranieri dal pubblico impiego (sul punto: Francesco Di Pietro, "Pubblico impiego solo per i cittadini Ue", in "D&G - Diritto e Giustizia", n. 44, 2006, p. 19);

2) è la prima riguardante concorsi per soli titoli. Qui il giudice ordina all’ente di inserire la ricorrente nelle graduatorie già formate, e quindi di "aggiornarle". Le precedenti pronunce riguardano concorsi per titoli ed esami, ed il giudice ordinava di permettere la partecipazione alle prove concorsuali. ( Melting Pot - 19.12.06)

Pubblico impiego: legittimo il rinnovo continuato di contratti a termine

E’ lecito l’utilizzo di più contratti a termine con lo stesso lavoratore nel rapporto di lavoro pubblico, in deroga alla previsione che dispone la trasformazione a tempo indeterminato. Questo è quanto ha dichiarato la Corte Europea di Giustizia, con sentenza del 7 settembre 2006, causa C-53/04 e C-180/04, in cui ha affermato la piena legittimità, rispetto all'ordinamento comunitario, del d.lgs n. 165/2001 nella parte in cui ammette alle pubbliche amministrazioni l'utilizzazione di più contratti a termine, con lo stesso lavoratore, senza che questi siano trasformati in rapporto a tempo indeterminato, così come avviene con la normativa del settore privato. Tuttavia, il rinnovo continuato da diritto ad un risarcimento del danno in favore del lavoratore interessato. La vicenda vede interessato un cuoco di un’azienda ospedaliera pubblica che dopo di due successivi contratti a tempo determinato (il primo per il periodo 5 luglio 2001 - 4 gennaio 2002 e il secondo, firmato il 2 gennaio 2002 fino all’11 luglio 2002) si presenta sul posto di lavoro al termine del secondo contratto e viene formalmente licenziato. L’interessato impugna la decisione di licenziamento dinanzi al Tribunale di Genova, chiedendo a quest’ultimo, da una parte, di dichiarare, sulla base del d.lgs. n. 368/2001, la sussistenza di un rapporto lavorativo a tempo indeterminato con l’azienda ospedaliera e, dall’altra, di condannare l’azienda stessa al pagamento delle retribuzioni dovute e al risarcimento del danno subito. L’azienda ospedaliera resiste opponendo l’inapplicabilità dell’art. 5 del d.lgs. n. 368/2001, in virtù dell’art. 36 del d.lgs. n. 165/2001 che vieta alle pubbliche amministrazioni di stipulare contratti di lavoro a tempo indeterminato. Il giudice, pur ritenendo che l’art. 36 del d.lgs. n. 165/2001, ha la natura di una lex specialis risultante dai principi costituzionali in materia di funzionamento e di organizzazione dei pubblici servizi, decide di sospendere il giudizio e di sottoporre la questione alla Corte. Orbene, com’è noto, il lavoro a termine è disciplinato dal d.lgs 6 settembre 2001, n. 368, che prevede la legittima instaurazione di un rapporto di lavoro a tempo determinato tutte le volte in cui ricorrano ragioni di carattere tecnico, produttivo, organizzativo o sostitutivo. Nel novero della fattispecie dei rapporti a termine devono rientrare tutti i contratti reiterati, indipendentemente dal periodo di stacco. Invero, la Corte di Giustizia è intervenuta in merito con la sentenza del 04/07/2006, considerando non conforme alle finalità della normativa europea la normativa nazionale che intenda per rapporti a tempo determinato solo i contratti o rapporti di lavoro separati gli uni dagli altri da un lasso temporale pari o non superiore a 20 giorni lavorativi, in quanto tale previsione consentirebbe l’assunzione di lavoratori in modo precario per anni, consentendo un eventuale utilizzo abusivo di tali rapporti da parte dei datori di lavoro. La violazione di precise disposizioni imperative, sfocianti in ipotesi patologiche del contratto a termine, comporta, quale effetto sanzionatorio la trasformazione del rapporto di lavoro da determinato ad indeterminato. Effetto che è precluso dal d.lgs n. 165 nel settore pubblico, in cui per il differente trattamento è stata chiamata in causa anche la Corte Costituzionale che con la sentenza n. 89 del 2003, ha respinto la richiesta di incostituzionalità dell’articolo 36 del decreto legislativo citato. Il rigetto si è fondato sulla necessità di salvaguardare il principio del concorso nell’accesso al pubblico impiego, la cui deroga è legittima solo quando è posta a miglior tutela dell’interesse pubblico, nei limiti della non manifesta irragionevolezza, ed è attuata mediante l’individuazione per legge di casi eccezionali. Nel settore privato, invece, la conversione del rapporto a termine in rapporto a tempo indeterminato è prevista dall'articolo 5 del d.lgs 368/2001 e scatta con efficacia retroattiva in modo automatico dalla data di stipula del primo contratto, quando due assunzioni si siano succedute senza soluzione di continuità, ovvero dalla data di assunzione di un secondo contratto a tempo determinato, se la riassunzione sia intervenuta in un periodo di dieci o venti giorni dalla data di scadenza del contratto (quando è rispettivamente di durata inferiore o maggiore di sei mesi) ovvero ancora dal ventunesimo o dal trentunesimo giorno successivo alla scadenza contrattuale, nel caso di prosecuzione indennizzata del rapporto. Nel settore del pubblico impiego, diversamente, si nega l'applicazione della conversione del rapporto, non tanto per la presenza di elementi di incompatibilità intrinseci all'istituto, bensì in ragione della sussistenza di specifiche norme di settore che escludono esplicitamente detta trasformazione. Al riguardo, la Corte Europea di Giustizia - che nella sentenza 4.7.2006 aveva già affermato la difformità al diritto comunitario di una legislazione nazionale che vieti in maniera assoluta, solo nel settore pubblico, la trasformazione di una successione di contratti, che hanno lo scopo di soddisfare fabbisogni permanenti e durevoli del datore di lavoro, a tempo determinato in un contratto di lavoro a tempo indeterminato - ha precisato che una normativa nazionale che preveda norme imperative relative alla durata e al rinnovo dei contratti a tempo determinato deve poter prevedere delle misure che presentino garanzie effettive di tutela dei lavoratori al fine di sanzionare debitamente tale abuso ed eliminare le conseguenze della violazione del diritto comunitario. Tanto premesso, – concludono i giudici della Corte – l’attuale normativa nazionale italiana, che nel settore pubblico, in caso di abuso derivante dall’utilizzo di una successione di contratti o di rapporti di lavoro a tempo determinato, esclude che questi ultimi siano trasformati in contratti o in rapporti di lavoro a tempo indeterminato, diversamente da come avviene nel settore privato, in linea di principio, non osta, con il diritto comunitario, se tale normativa contenga un’altra misura effettiva destinata ad evitare e, se del caso, a sanzionare un utilizzo abusivo di una successione di contratti a tempo determinato da parte di un datore di lavoro rientrante nel settore pubblico. Sanzione che nel vigente ordinamento italiano trova applicazione con il diritto ad un risarcimento del danno in favore del lavoratore interessato. (LaPrevidenza.it, 24/11/2006)

Corte di Giustizia UE , sez. II, sentenza 07.09.2006 n° C-180/04 - Gesuele Bellini

Nascerà l' Authority sul pubblico impiego ?

La proposta, elaborata da un gruppo di lavoro coordinato dal giuslavorista Pietro Ichino, è già stata presentata al presidente Prodi e ai segretari delle confederazioni sindacali. Nei prossimi giorni - sotto forma di disegno di legge, sarà depositata anche al Senato e alla Camera.
Questa volta Pietro Ichino, giuslavorista ed ex dirigente sindacale della Cgil, ha deciso di fare le cose in grande.
Stanco di "predicare" dalle colonne del Corriere della Sera, dove da molti mesi sta conducendo una sua battaglia contro i "fannulloni di Stato", la sicurezza del "posto fissso" (che tutela chi il lavoro ce l’ha ma non aiuta chi lo cerca) e l’inefficienza della Pubblica Amministrazione, Ichino ha collaborato attivamente alla stesura del testo di un disegno di legge che istituisce una vera e propria "Authority sull’impiego pubblico".
Nei giorni scorsi il progetto di legge-delega è stato presentato al Presidente del Consiglio, Romano Prodi, al Ministro per la Funzione Pubblica, Luigi Nicolais e ai Segretari generali delle confederazioni sindacali maggiori, in vista della stipulazione del pre-accordo sul rinnovo dei contratti collettivi del settore pubblico, prevista per il 21 dicembre. Lo stesso progetto verrà presentato formalmente nei giorni prossimi alla Camera dei Deputati (primo firmatario Lanfranco Turci della Rosa nel Pugno) e al Senato da Antonio Polito (Margherita).
Oltre a prevedere l’istituzione della "Autorità per la valutazione delle strutture e del personale pubblico" il disegno di legge attribuisce al Governo tre deleghe legislative rispettivamente sulla valutazione del rendimento, sulla responsabilità dei dipendenti pubblici e sulle retribuzioni degli stessi.
L’Authority - si legge nel disegno di legge - svolgerà funzioni di valutazione per tutte le amministrazioni di cui all’articolo 1, comma 2, decreto legislativo n. 165 del 2001 e quindi anche per istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado.
La "blanda" valutazione dell'Invalsi verrebbe così sostituita da un meccanismo assai più rigoroso e stringente.
La proposta di legge mira infatti a creare un sistema di controlli e di valutazioni i cui esiti dovranno essere resi pubblici e messi a confronto a confronto con le osservazioni delle associazioni degli utenti, dei ricercatori universitari e altri osservatori qualificati, dei giornalisti specializzati, dei sindacati. Non solo, ma i dati raccolti dovranno anche essere messi in rete.
L’Authority dovrà costituire anche il punto di riferimento per la raccolta e l’elaborazione di tutte le segnalazioni e informazioni provenienti dalla società civile circa le patologie nel funzionamento delle amministrazioni statali o funzionanti con finanziamenti statali.
In alcuni casi potrebbero essere poste a carico dei dirigenti pubblici precise responsabilità disciplinari e contabili; l’Authority, infatti, potrà intervenire per evidenziare i casi di sovradimensionamento degli organici, o di inefficienza e/o improduttività nelle amministrazioni sottoposte al suo controllo.
"In questi casi - sostengono i promotori della legge - deve avere effettiva applicazione l’articolo 21 del Testo Unico del 2001, che prevede il licenziamento del dirigente per responsabilità oggettiva; quanto ai dipendenti di queste strutture, per essi dovrebbe stabilirsi la trasferibilità d’ufficio entro limiti geografici e professionali ragionevoli e l’inibizione degli aumenti retributivi fino al trasferimento". (La Tecnica della Scuola - 17.12.06)

Fassino:inevitabile alzare età pensioni.No aut aut su precari PA

Il segretario dei Ds Piero Fassino ha detto in un'intervista pubblicata oggi al Sole 24 Ore di ritenere inevitabile l'innalzamento dell'età pensionabile e che la pregiudiziale posta dai sindacati dell'assunzione dei 350.000 precari in cambio del sì alla riforma del pubblico impiego non è accettabile.

"Credo sia inevitabile", risponde Fassino, nell'intervista pubblicata dal Sole oggi in edicola, alla domanda se sia favorevole all'innalzamento dell'età pensionabile.

Di fronte alla contrarietà sul tema espressa dai sindacati, il segretario dei Ds dice di sapere bene che "alcuni temi sono difficili per i sindacati. Ma proprio per questo bisogna discuterne. Esiste un memorandum che ha anche indicato la traccia e addirittura la data entro la quale chiudere il negoziato: sono certo che se Cgil, Cisl e Uil lo hanno firmato, lo hanno fatto perché vogliono affrontare i problemi e arrivare a un'intesa".

"Vorrei che si parlassse di questo tema che interessa tanta gente - prosegue Fassino - uscendo da toni, come dire, punitivi. L'innalzamento dell'età pensionabile va affrontato, ad esempio, partendo dai cosiddetti lavori usuranti cui sia riconosciuta un'età più bassa".

"Poi, mi chiedo, perché non allargare il tema anche a forme di lavoro per chi sia in pensione ma ritenga di poter svolgere ancora proficuamente un'attività per la società".

Per quel che riguarda la attesa riforma del pubblico impiego, che il segretario dei Ds definisce "la più importante riforma per il Paese", e la condizione posta dai sindacati dell'assunzione dei 350.000 precari per dar via alla riforma, Fassino risponde al Sole che: "Se la stabilizzazione dei 350.000 è una pregiudiziale, non è evidentemente accettabile".

"La loro eventuale stabilizzazione va discussa all'interno di una radicale riorganizzazione del pubblico impiego".

Fassino individua poi i punti fondamentali su cui dovrà essere articolata la riforma della Pubblica Amministrazione. "Primo: bisogna continuare nelle semplificazioni... Più silenzio assenso, più autocertificazione. Meno passaggi per le autorizzazioni... ", dichiara al Sole 24 Ore.

"Secondo: l'organizzazione orizzontale del lavoro. Non più la verticalità dei singoli ministeri, staccati fra loro... Ma lavoro orizzontale tra ministeri, tra gruppi e per singoli progetti... E' evidente che per usare il personale con il modello orizzontale serve più mobilità, flessibilità nelle condizioni di lavoro".

"Certo serve anche una diversa articolazione contrattuale", conclude Fassino alla domanda se non sia necessaria anche più flessibilità nelle condizioni di remunerazione nei contratti pubblici. (Reuters - 17.12.06)

14 dicembre, 2006

Giù le mani dal TFR!

Ci risiamo: la TRAPPOLA del “SILENZIO/ASSENSO”, per indirizzare automaticamente il TFR nei Fondi Integrativi privati, scatta dal 1° gennaio 2007. Al 30 giugno 2007 i lavoratori, che non abbiano fatto espressa dichiarazione scritta, vedranno dirottato il proprio TFR nei Fondi pensione.La Finanziaria di Prodi ha anticipato ciò che il governo Berlusconi aveva fissato al 2008. Con una sorpresa: il TFR, che il lavoratore delle aziende private con più di 50 dipendenti dichiarerà di non voler destinare ai Fondi e quindi rimasto in azienda, comunque verrà dirottato all’INPS, non per rafforzare la previdenza pubblica, ma per finanziare le grandi opere (come Tav, Mose,..) ampiamente rifiutate dalle popolazioni.I lavoratori dipendenti, con salari sempre più vicini alla soglia di povertà, sono, con un gioco di prestigio, trasformati in investitori, finanziatori dello stato! E’ una beffa; ai lavoratori tocca il prelievo forzato dei propri soldi e alle imprese spetta una compensazione: alcune centinaia di milioni di euro inseriti in Finanziaria, stanziamenti che però, quando si tratta dei rinnovi contrattuali, non si trovano mai!Cgil-Cisl-Uil vorrebbero convincerci ad aderire ai Fondi privati, perché, dopo la “riforma” previdenziale di Dini del ’95, con l’introduzione del calcolo contributivo, le pensioni future corrisponderanno al 50% dei salari odierni. “Dimenticano” che la “riforma” Dini fu da loro appoggiata (e fatta passare con un referendum farsa) perché affermavano che salvava i conti dell’INPS e le pensioni pubbliche; ma ancora oggi non si applica la separazione tra previdenza ed assistenza nel bilancio dell’INPS, che invece, per le spese previdenziali, è in attivo. Il TFR è salario differito dei lavoratori, ma per lor signori è pura massa monetaria da investire sul mercato per regalare lauti profitti a Fondi aperti e chiusi, assicurazioni, banche, finanziarie.Negli ultimi anni centrodestra e centrosinistra hanno elevato la tassazione (ora al 23%) sul TFR, diminuendo quella sui Fondi, per rendere questi più appetibili per i lavoratori.

I Fondi non sono altro che investimenti speculativi sul mercato finanziario: oggi possono andar bene e domani fare fallimento; inseguire le incerte chimere dei fondi significa abbandonare la certezza del nostro TFR ed entrare in competizione con altri lavoratori. Enormi fallimenti dei fondi pensione sono notizia scontata: l’United Airlines ha lasciato un “buco” di miliardi di dollari con migliaia di dipendenti truffati e risarciti solo al 50% dallo Stato, cioè dalla collettività; né si dimentica il fallimento di Enron, Bethlehem Steel, Us Airways, Alaska Carpenter Fund (aveva investito in Parmalat!) e, in Italia, della Comit.Il vanto di Cgil-Cisl-Uil è che ultimamente alcuni Fondi hanno reso più del Tfr. Ma è uno specchietto per i merli; si tratta dei Fondi con investimenti a rischio, gli altri rendono poco. E, poiché la media si fa nell'arco degli anni, il gioco di mercato non ci dà alcuna garanzia. Altro specchietto per i merli sarebbe il “regalo” del padronato di quel 2% per i Fondi. Peccato che se lo riprenda come quota-costo nel CCNL, sottraendolo dai nostri aumenti.

L’ERGASTOLO DEI FONDI PENSIONE
Ma ancora più grave è che, con una semplice circolare, la COVIP (Commissione di vigilanza sui fondi pensione), ha deciso che tutti i Fondi uniformino i loro statuti, rendendo irrevocabile, per il lavoratore che dall’1/1/2007 vi aderirà, il conferimento del proprio TFR ai Fondi pensione.
Quindi, chi, dall’1/1/2007, verserà il proprio TFR ai Fondi pensione, non potrà più uscirne, potrà esclusivamente (dopo due anni) cambiare Fondo. In caso di licenziamento il lavoratore recupererà la totalità del TFR versato al Fondo solo dopo 4 anni. L’adesione ai fondi si trasforma in un vero e proprio ergastolo.
Cgil-Cisl-Uil sono entusiaste; passa, nella Finanziaria, l'affare del secolo: 19/21 miliardi di euro annui da amministrare di concerto con i padroni nei Consigli di Gestione dei Fondi.I Fondi non hanno nulla del carattere solidaristico ed universalistico della pensione pubblica, sono rendite. Per le donne, che hanno una aspettativa di vita mediamente più lunga, se supereranno una certa soglia di età, la “pensione” integrativa automaticamente diminuirà. Se nel Cile fascista di Pinochet nel 1980 bastarono due decreti per cancellare la previdenza pubblica e rendere obbligatori i fondi pensione (…ma non per i dipendenti delle FF.AA. e dei corpi di polizia), nell’Italia del centrosinistra 2007, con il meccanismo-truffa del silenzio/assenso e l’ergastolo dell’irrevocabilità delle adesioni ai Fondi, si cerca di ottenere lo stesso risultato per movimentare l’asfittico mercato finanziario per la gioia di speculatori d’ogni risma. Né è casuale che da gennaio 2007, mentre partirà la campagna finanziata dal governo con soldi pubblici (17 milioni di euro stanziati in Finanziaria), oltre che dalle aziende e da Cgil-Cisl-Uil-Ugl, per il conferimento senza ritorno del TFR ai Fondi privati, si aprirà all’unisono la trattativa a perdere sulla previdenza pubblica che verterà (vedi il memorandum siglato da Cgil-Ciisl-Uil con Confindustria e governo) sulle due questioni centrali dell’adeguamento del coefficiente di trasformazione per le pensioni a sistema contributivo, il che comporterà una loro secca diminuzione, e dell’innalzamento dell’età pensionabile. Intanto in Finanziaria vengono aumentati dello 0,30% i contributi previdenziali a carico di noi lavoratori dipendenti. Promuovere la previdenza privata, scippando il TFR ai lavoratori, significa sottrarre risorse rilevanti alla previdenza pubblica. Cgill-Cisl-Uil, grandi sponsorizzatrici dei Fondi, saranno in un flagrante conflitto d’interessi quando andranno a trattare la futura “riforma” delle pensioni.

E Montezemolo & c., che nel 2005 hanno lucrato 41 miliardi di euro di profitti e ingrassano sulla precarietà dilagante, stanno per aprire un’altra trattativa con governo e Cgil-Cisl-Uil su un cosiddetto patto di produttività che, in cambio di qualche elemosina di ammortizzatori sociali, mira a raggiungere per i padroni la definitiva mano libera nella gestione e prolungamento degli orari di lavoro e il ridimensionamento del ruolo del CCNL..
Quanto accade oggi sul TFR è inaccettabile per i lavoratori. E’ una inaudita sottrazione del diritto a decidere sul proprio salario, con la collusione di governo, Confindustria, Cgil-Cisl-Uil-Ugl e centrodestra.
Urge che noi lavoratori e lavoratrici organizziamo subito, azienda per azienda e nel territorio, la DIFESA del NOSTRO TFR e il BOICOTTAGGIO dei FONDI PENSIONE PRIVATI. E’ un obiettivo fondamentale per difendere il nostro salario e la previdenza pubblica.

NON CONSEGNIAMO IL NOSTRO TFR
NELLE MANI DELLA SPECULAZIONE FINANZIARIA !


CONFEDERAZIONE COBAS Viale Manzoni 55 - 00185 Roma . Tel 0677591926 0670452452 - fax 0677206060 sito www.cobas.it - email cobas@cobas.it

12 dicembre, 2006

ELEZIONI-TRUFFA RSU DELLA SCUOLA:IN 1500 ISTITUTI I COBAS PRIMO SINDACATO CON IL 26%

Si sono svolte le elezioni-truffa delle RSU nella scuola. Perché “truffa”? Perché tali elezioni, oltre ad eleggere i rappresentanti sindacali nel singolo istituto, servono a decidere chi sono i sindacati “rappresentativi” nazionalmente, considerandoli tali se raggiungono il 5% come media tra la percentuale di voti ottenuta in tutte le RSU e quella degli iscritti/e. Il meccanismo di misurazione è aberrante: si valuta la rappresentanza nazionale per assegnare i diritti (compreso quello di assemblea) non, come sarebbe ovvio, su liste nazionali, con una scheda specifica e un’altra per la RSU, ma sommando i risultati delle liste di scuola.
Così, i lavoratori/trici di un istituto non possono votare il sindacato preferito se esso non ha un candidato/a alla RSU di quella scuola. E’ come non poter votare, in un condominio, per un partito alle “politiche” se almeno un inquilino non è tra i candidati di tale partito alle “circoscrizionali”.Per aggravare la truffa, ai COBAS (e ai “non rappresentativi”) non è stato permesso neanche di fare le assemblee nelle scuole per cercare i candidati/e: come se ad un partito, ancora non rappresentato in Parlamento, si vietasse di fare campagna elettorale. Dopodiché, i sindacati governativi hanno tempestato di circolari e ammonimenti quei pochi capi di istituto che intendevano concederci le assemblee, costringendoli a revocarle. Rispetto a tre anni fa, la repressione è stata totale e ci ha tolto ogni spazio elettorale. Va poi detto che i precari (un quinto della categoria) non hanno pieni diritti elettorali: un terzo di loro non può neanche votare e gli altri/e non possono candidarsi. E come ciliegina al cianuro su una torta avvelenata, la gestione della “macchina” elettorale è stata, nella grande maggioranza delle scuole, nelle mani dei sindacati di governo, che hanno spadroneggiato.
Abbiamo partecipato alle elezioni, seppure con la bocca tappata e ad armi del tutto impari, per contrastare questa sfacciata “dittatura” sindacale, e siamo riusciti a presentare liste COBAS in 1500 scuole. Per quel che ci riguarda, l’unico dato attendibile è il risultato in tali scuole, distribuite in tutte le regioni e in istituti di ogni ordine e grado. Solo in tali 1500 scuole chi voleva votare COBAS per assegnarci la rappresentatività nazionale ha potuto farlo. Ebbene, dai dati emersi finora, in queste scuole siamo passati dal 20% delle precedenti elezioni al 26% e siamo il primo sindacato, alla pari con la Cgil.
Invitiamo i partiti di governo a prendere atto del risultato e a intervenire urgentemente per ripristinare la democrazia sindacale nella scuola e negli altri posti di lavoro, ponendo fine al monopolio Cgil-Cisl-Uil imposto per legge (come sindacati di Stato “sovietici”), e facendo svolgere in tempi brevi elezioni su liste nazionali per vedere chi è rappresentativo. E con altrettanta urgenza il governo deve imporre al ministro Fioroni di restituire ai COBAS e a tutti i lavoratori/trici il diritto di assemblea, scippato dai sindacati di governo.

ELEZIONI SU LISTA NAZIONALE PER ASSEGNARE LA RAPPRESENTATIVITA’ NELLA SCUOLA
RESTITUZIONE DEL DIRITTO DI ASSEMBLEA AI COBAS E A TUTTI I LAVORATORI/TRICI

30 novembre, 2006

Malignità Antisindacali (da "Il Manifesto" - 29.11.06)

La legge Finanziaria prevede per gli enti locali alcune novità pericolose

Le gabbie salariali
Rispuntano, con la riscrittura dell’art 58, le minacce rivolte alla contrattazione decentrata limitando il potere di contrattazione delle RSU; se gli enti vogliono superare i limiti previsti dai tetti imposti attraverso il contratto nazionale, sono liberi di farlo ma dovranno pagare di tasca loro (per altro sugli enti e le amministrazioni ricadranno le spese aggiuntive in termini previdenziali derivanti dagli aumenti accordati)
Ci preoccupa la possibilità data ad una singola amministrazione ricca di erogare maggiori aumenti pagandoseli di tasca propria,. con sponsor e tagliando alcune spese (con le esternalizzazioni per esempio). In questo modo lo Stato non stanzia soldi e si creano le gabbie salariali, per cui i lavoratori alla fine avranno stipendi diversi pur lavorando con lo stesso profilo.
Nei prossimi mesi è quasi certa una riorganizzazione complessiva della Pubblica Amministrazione che colleghi aumenti e compensi accessori alle schede di valutazione indebolendo nello stesso tempo la contrattazione nazionale
A leggere alcuni giornali già si intravedono nuovi accordi, pessimi come quelli che hanno cancellato negli anni scorsi la scala mobile e aumentato l’età pensionabile determinando un forte taglio alle pensioni attraverso il calcolo sul modello contributivo ; una nuova intesa in nome della precarietà\flessibilità temperata e di un accordo complessivo su lavoro, contratti ed ammortizzatori sociali, questa volta introducendo cassa integrazione, mobilità nel pubblico impiego. E poi c’è chi vorrebbe scippare ai\lle dipendenti della Pubblica Amministrazione il TFS ( trattamento di fine servizio) per ingrossare gli affari della previdenza complementare

Aumenti contrattuali ridicoli
Gli aumenti sono meno di quelli erogati dal precedente Governo: abbiamo il 4,46% per due anni, il biennio 2006\7, ma attenzione che il 2% sarà dato nel 2007 e il 2,4 restante solo nel 2008, quindi bisognerà attendere un anno per avere gli aumenti del biennio precedente. In questo modo perderemo altro potere di acquisto. Cgil Cisl Uil hanno accordato un altro favore al Governo congelando per un anno i già esigui aumenti contrattuali ( se gli aumenti lordi in media si aggirano attorno a 80 euro, al netto saranno una trentina circa per i livelli medio bassi degli enti locali)
La foglia di fico, è quella che cgil cisl uil hanno deciso con l’ARAN ossia il fatto che al massimo 55 giorni dopo la firma dell’accordo gli aumenti contrattuali dovranno essere erogati. Ma attenzione: il Ministero ha previsto che nella fase decentrata ci si dovrà muovere secondo le linee tracciate dalla contrattazione nazionale e quindi niente aumenti superiori a quelli previsti dalla Manovra, a meno che a pagare le cifre superiori non siano gli Enti (che ovviamente faranno di tutto per contenere le spese)

Personale di ruolo
Gli enti sotto 5000 abitanti non dovranno più rispettare il patto si stabilità assumendo solo nei limiti del turn over, quindi non aumentare neppure di una unità gli organici . Immaginiamoci allora le nuove competenze affidate ai Comuni per capire come il mantenimento degli attuali
organici sia di per sé una penalizzazione considerato che negli ultimi anni abbiamo avuto un sostanziale blocco delle assunzioni
Gli enti che non hanno rispettato il patto di stabilità saranno poi impossibilitati ad assumere nel 2006.
Tetti di spesa?? Non c’è più l’obbligo di ridurre la spesa del personale che dovrà essere quella del 2004 , non un euro in più.
Si apre la strada a nuovi processi di esternalizzazione visto che il personale addetto agli uffici di supporto non dovrà superare il 15% dei dipendenti. E per personale di supporto si intende ragioneria, personale, tecnologico, supporti, manutenzione, affari generali e provveditorato, praticamente un pezzo significativo dei Comuni. Non una parola poi sulla indennità di vacanza contrattuale e sulla valorizzazione del personale enti locali. Di ragioni per scioperare il 17 Novembre scorso no

Precari senza fine
Quelli che subiscono la beffa della stabilizzazione sono proprio i co.co.co che avranno solo, in caso di 1 anno di anzianità di servizio, una riserva pari al 60% dei posti per le assunzioni a tempo determinato. (nessuna garanzia c’è riguardo al numero dei tempi determinati da assumere nei prossimi anni, anzi voci ricorrenti parlano di un loro forte ridimensionamento)
Non importa che esistano migliaia di co.co.co che operano nella Pubblica Amministrazione da svariati anni, al massimo essi potranno concorrere ad un contratto a tempo determinato previa selezione.
La vera e sola novità è stabilita dal fatto che i precari con contratto a tempo determinato assunti tramite selezione e con tre anni di servizio, anche non continuativi, tra il 2001 e il 2006 potranno essere assunti senza concorso pubblico
Ma nessuno ci spiega come sarà possibile assumere con i limiti di spesa previsti, per non parlare poi del fatto che i piani triennali delle assunzioni non è detto prevedano le assunzioni dei precari…

Si elimina il ricorso al concorso per questi precari a tempo determinato ma nello stesso tempo non si impone alle amministrazioni locali l’obbligo di assumerli. Nel frattempo migliaia di contratti a collaborazione e a tempo determinato non sono rinnovati
Questa è una autentica beffa a danno dei precari (co.co.co e a tempo determinato)
Altro che stabilizzazione!!!!

28 novembre, 2006

Una campagna d'odio contro i Cobas

La maggioranza del gruppo dirigente della Cgil ha dato, durante il suo ultimo Direttivo Nazionale, un ulteriore, pesante contributo alla campagna di odio nei confronti dei Cobas, che da un mese si riflette nei media. E' sbalorditivo come il principale sindacato europeo cerchi di mascherare un profondo scontro interno, che riguarda le sue prospettive e il suo rapporto con il governo, additando al pubblico ludibrio i Cobas, etichettati come “violenti”, che favorirebbero il ritorno degli “anni di piombo”, marchio che viene impresso a fuoco sugli anni '70, che per Epifani non rappresentano più la stagione delle grandi conquiste sindacali, politiche e sociali dei lavoratori/trici. Il pretesto è risibile: la ormai celeberrima manchette dei Cobas che polemizzava aspramente con la Finanziaria e con Damiano, definito “amico dei padroni”. Ma giudicare “criminalizzante” o “violenta” la definizione di “amico dei padroni”, la richiesta di dimissioni o addirittura il fare il nome di un ministro (Epifani ha sostenuto che non si deve polemizzare con singoli ministri) è assurdo. Nella sua storia la Cgil ha attaccato tante volte singoli ministri e ne ha chiesto le dimissioni, e “amico dei padroni” lo ha detto a decine di essi: e, solo per citare l'ultimo caso, la ministra Moratti è stata oggetto di attacchi incessanti e personalizzati sia dei Cobas sia della Cgil (“ministra della Confindustria e del Vaticano”). La verità è che la Cgil si comporta come il nono partito di governo e tratta alcuni ministri e sottosegretari come se fossero “propri”. E questo la sta dividendo: l'essersi fatta governo e dover far inghiottire ai lavoratori la Finanziaria e la continuità della politica liberista, in vista della fase-due della concertazione (dopo quella disastrosa del '92-'93) su pensioni, TFR, precarietà e contrattazione, che si aprirà nel prossimo gennaio. Intanto, con Cisl e Uil, la Cgil firma l'avviso comune sui call center e appoggia le norme della Finanziaria che perpetuano la precarietà, condonando l'evasione contributiva dei padroni; sigla il memorandum con Confindustria e governo che incanala la futura trattativa sulla previdenza verso l'elevamento dell'età pensionabile e la diminuzione delle pensioni; sponsorizza l'anticipo all'1/1/2007 dello scippo del TFR e la truffa del silenzio/assenso. Questa verità si sta facendo strada tra larghe fasce di lavoratori/trici e la Cgil non sopporta di aver a sinistra una organizzazione che dice come stanno le cose su Finanziaria, contratti, pensioni, TFR. E dunque, invece di restare sul terreno del conflitto politico, seppur aspro, il gruppo dirigente della Cgil, come aveva già fatto il ministro Damiano paventando addirittura un allucinante parallelo con l'uccisione di Biagi, ci descrive come “violenti” che creano un clima favorevole all'aggressione verbale e fisica degli avversari. Da un mese tale è l'accusa che ci viene rivolta su quasi tutta la stampa senza che ci si permetta di replicare.
Questa è la vera campagna di odio che cerca di crearci intorno un'aura da “pericoli pubblici”, che potrebbe farci divenire oggetto di repressione o di violenza. Ma le nostre ragioni sono più forti della criminalizzazione, della concertazione e della gabbia del governo “amico”.

18 novembre, 2006

Comunicato-stampa: UN MILIONE E MEZZO IN SCIOPERO, TRECENTOMILA IN PIAZZA


Almeno un milione e mezzo di lavoratori/trici in sciopero e più di trecentomila in piazza in 27 città (con punte di particolare rilievo a Roma, Milano, Napoli e Torino) insieme a studenti, giovani precari, immigrati e centri sociali: questo il risultato, superiore ad ogni aspettativa, dello sciopero convocato oggi dai COBAS, dalla CUB/RdB e da altri sindacati alternativi a Cgil-Cisl-Uil.
Dopo il grande successo della manifestazione anti-precarietà del 4 novembre e la forte contestazione alla Finanziaria e alla politica economica e sociale del governo Prodi e dei ministri Padoa Schioppa e Damiano (che li ha visti precipitare nel “gradimento” degli italiani secondo il sondaggio pubblicato oggi dal quotidiano “La Repubblica”: Damiano è addirittura il ministro più “sgradito”), abbiamo avuto oggi un’altra dimostrazione della diffusa opposizione dei lavoratori/trici e di vasti settori popolari ad una Finanziaria, che premia solo i padroni di Confindustria e le missioni di guerra, e ad una politica economica e sociale che non rompe affatto con il “berlusconismo”.
Allo sciopero di oggi hanno partecipato anche tantissimi lavoratori/trici di Cgil-Cisl-Uil, in dissenso con i loro sindacati che si comportano come se fossero un partito al governo, per protestare contro una Finanziaria che taglia i servizi pubblici (scuola e sanità in primo luogo) e i fondi ai Comuni, che impedisce il rinnovo dei contratti del pubblico impiego nel biennio 2006-2007, che stabilizza solo 8 mila dei 350 mila precari della Pubblica amministrazione, che aumenta le spese militari (che per la prima volta pareggiano la spesa sociale) e per le missioni di guerra, nonché i finanziamenti alle scuole private.
Oggi in piazza striscioni, slogan e discorsi hanno chiesto la fine delle politiche liberiste, l’abrogazione della Legge 30, del pacchetto Treu, delle leggi Moratti e della Bossi/Fini (e la chiusura dei CPT), la stabilizzazione dei lavoratori precari ed esternalizzati, la garanzia del lavoro e della continuità del reddito, il ripristino della scala mobile, la difesa delle pensioni e del TFR contro ogni scippo, il taglio delle spese militari e la loro riconversione in spese sociali, il ritiro delle truppe da tutti i fronti di guerra, la fine del monopolio di Cgil-Cisl-Uil sui diritti sindacali e la restituzione del diritto di assemblea nei luoghi di lavoro a tutti i lavoratori/trici.
Particolarmente rilevante è stata la presenza della scuola, che per la prima volta ha scioperato tutta (con circa il 50% delle scuole rimaste chiuse), dalla materna all’Università, per l’abrogazione delle leggi Moratti, contro i tagli della Finanziaria, per massicci investimenti, l’assunzione dei precari, il rinnovo immediato dei contratti verso salari europei, la fine dei finanziamenti alle scuole private.
Non abbiamo governi amici, si è ripetuto in 27 piazze: e l’opposizione diverrà sempre più dura in coincidenza dell’apertura a gennaio-febbraio del “tavolo di concertazione” tra governo e Cgil-Cisl-Uil su pensioni, TFR, contratti e precarietà, a meno di una drastica, e per ora improbabile, virata di rotta del governo Prodi.
Confederazione COBAS

17 novembre, 2006

DIVIETO DI INGRESSO PER LEILA KHALED


A Leila Khaled, dagli anni ’60 militante prestigiosa della sinistra laica e marxista palestinese, esponente di primo piano del movimento delle donne, rappresentante del Consiglio Nazionale Palestinese, è stato negato il visto di ingresso nel nostro Paese.
Leila, su invito dell’UDAP e della Confederazione Cobas, sarebbe dovuta arrivare in Italia, intervenire in piazza alla manifestazione romana per la Palestina di sabato 18 novembre, presiedere nelle settimane successive un giro di assemblee in varie città italiane (Taranto, Napoli, Pisa, Bologna, Torino, Brescia) ed incontrare diverse comunità palestinesi.
L’invito era ufficialmente sostenuto anche da un gruppo di parlamentari che avevano ricevuto ampie assicurazioni per il rilascio del visto da parte dell’ambasciata italiana ad Amman.
Ma improvvisamente, giovedì 16 novembre, a Leila è stato comunicato dall’ambasciata il rifiuto del visto, decisione che è partita direttamente dal ministero degli esteri.
Evidentemente la Farnesina, il cui titolare è il teorico dell’”equivicinanza” fra israeliani e palestinesi, ha dimostrato nella prassi di essere per la lontananza totale nei confronti del popolo della Palestina e della sinistra palestinese in particolare, per cui deve vigere il regime dell’apartheid.
Evidentemente le potenti lobby filoisraeliane, che già hanno tentato di far saltare gli accordi per i biglietti a prezzo scontato dei treni che dovevano portare i manifestanti per la Palestina a Roma, non possono tollerare che le ragioni della dignità, della lotta, della resistenza e della speranza di futuro del popolo palestinese siano rappresentate direttamente dalla voce di Leila.
Il governo di centrosinistra, che continua a tenersi ben stretto l’accordo di cooperazione militare con Israele firmato dal governo Berlusconi, ha scelto così di tappare la bocca ad una combattente indomita per la libertà del popolo palestinese.
E’ un’azione antidemocratica e ignobile, di cui sono responsabili il governo di centrosinistra e il ministro degli esteri e di cui dovranno rispondere al Paese in tutte le sedi politiche e istituzionali.
Non finisce qui, continueremo la battaglia per l’ottenimento del visto d’ingresso per Leila Khaled nel nostro Paese.
Intanto abbiamo un ulteriore motivo per partecipare tutti/e in massa alla manifestazione per la Palestina a Roma, sabato 18 novembre, in piazza della Repubblica alle ore 15.

VITA, TERRA, LIBERTA’
PER IL POPOLO PALESTINESE

CONFEDERAZIONE COBAS
UDAP (UNIONE DEMOCRATICA ARABO-PALESTINESE)

16 novembre, 2006

SCIOPERO GENERALE NAZIONALE - Venerdì 17 novembre 2006

Venerdì 17 novembre 2006
SCIOPERO GENERALE NAZIONALE

per tutta la giornata

di tutto il lavoro dipendente, precario e “parasubordinato”

Manifestazione a Roma da Piazza Porta Pia ore 9.30

Confederazione Cobas

CONTROINFORMA n. 3 Bollettino di controinformazione per i lavoratori pub

12 novembre, 2006

Sciopero generale nella Pubblica Amministrazione il 17 novembre

La Finanziaria 2007 colpisce i lavoratori della Pubblica Amministrazione
Tagli al personale, alla sanità e agli enti locali
Sciopero generale il 17 Novembre

La manovra finanziaria 2007, in perfetta continuità con le finanziarie del governo Berlusconi, attacca frontalmente i lavoratori pubblici, facendo ricadere su costoro il risanamento, regalando, nel contempo, miliardi di euro alle imprese attraverso il cuneo fiscale e la compensazione per lo scippo del TFR dei lavoratori.
Conti alla mano, la finanziaria 2007 porterà
- Tagli agli enti locali per oltre due miliardi di euro che si tradurranno in tagli ai servizi sociali di competenza comunale, provinciale e regionale e conseguente aumenti delle tasse locali (in primo luogo l’ICI, anche per la prima casa);
- la tanto sbandierata riforma fiscale comporterà solo qualche briciola per le famiglie monoreddito con due figli a carico (circa 20 euro al mese) ed addirittura comporterà per i redditi da 15.000 a 28.000 euro (cioè i redditi di un qualsiasi lavoratore pubblico) il passaggio dall’aliquota del 23% al 27%. Una vera e propria beffa!
- tagli al sistema sanitario con l’introduzione generalizzata di ticket (anche per il “pronto soccorso”, quando ti permetti di arrivarci senza essere malridotto!);
- migliaia di posti di lavoro sottratti alla pubblica istruzione (scuola e università);
- aumento dei carichi di lavoro per il personale di ruolo attraverso il sostanziale blocco delle assunzioni (nemmeno per sostituire chi ne esce per dimissioni, licenziamento o pensionamento);
- riduzione della spesa per il personale degli enti locali e della sanità di oltre un punto rispetto al 2004, con conseguenti ulteriori tagli al personale;
- stabilizzazione di soli 8.000 precari (tra l’altro solo i cfl nell’ambito delle dotazioni organiche e i lavoratori a tempo determinato in servizio da tre anni) a fronte di 350.000 precari che pure svolgono funzioni ordinarie e sistematiche all’interno della pubblica amministrazione;
- aumento delle trattenute sociali a carico dei lavoratori parasubordinati;
- poche decine di euro di aumenti salariali (a rate!) per i rinnovi dei contratti nel pubblico impiego.
La Finanziaria 2007, infatti, stanzia per i prossimi contratti del Pubblico Impiego cifre che nel migliore dei casi, porteranno ai nostri salari aumenti di 90 euro lordi, (circa 40 euro netti) addirittura inferiori rispetto a quelli percepiti nell’ultimo miserabile rinnovo contrattuale.
Di fronte ad una Legge Finanziaria che non assume i precari della Pubblica Amministrazione, che taglia la spesa del personale, i Cobas e altre organizzazioni sindacali di base hanno convocato uno sciopero per il prossimo 17 Novembre, per rimettere al centro rivendicazioni condivise da tutti i lavoratori e le lavoratrici
1. Aumenti salariali adeguati al costo della vita;
2. Assunzione di tutti i precari della pubblica amministrazione;
3. No ai tagli alla sanità e agli enti locali;
4. No allo scippo del trattamento di fine rapporto, per il diritto al TFR e ad una pensione non inferiore all’ultima retribuzione percepita

Il 17 Novembre scioperiamo compatti!

08 novembre, 2006

Quello che pensano i lavoratori finanziari, a proposito di "spionaggio fiscale".

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AGENZIA DELLE ENTRATE

Ufficio di Genova 1

Il personale dell’Agenzia delle Entrate di Genova 1, riunitosi in
assemblea sindacale su richiesta del SALFI, il giorno 02 novembre alle
ore 10 , in merito ai fatti del c.d. “spionaggio fiscale”, approva quanto
segue:

Respinge la campagna diffamatoria in atto, volta da un lato
a ledere l’immagine dell’A. F. dall’altro, alla delegittimazione
delle migliaia di operatori dell’Agenzia delle Entrate che
quotidianamente svolgono il loro lavoro al servizio esclusivo
dello Stato, proprio nel momento in cui la politica dichiara
la volontà ad una serrata lotta all’evasione fiscale in questo
Paese.

Rivolge un invito ai colleghi delle Agenzie ed alle
Organizzazioni Sindacali tutte, ad esprimere fattiva
solidarietà a coloro che stanno vivendo sicuramente
momenti difficili, nella assoluta convinzione che nella
stragrande maggioranza dei casi, essi siano colpevoli di
superficialità e leggerezza e non di altro.

Chiede agli Organi direttivi dell’ Agenzia, di assumere
iniziative adeguate alla tutela dell’immagine dei lavoratori
finanziari e di dettare inequivocabili regole in merito agli
accessi alle banche dati, affinché episodi di
strumentalizzazione giornalistica e di processi sommari alle
intenzioni, non abbiano in avvenire a ripetersi.

Rimane fiducioso in attesa di riscontro, ma allertato nel
riservarsi di assumere insieme agli altri Uffici, ulteriori
iniziative, in mancanza di adeguate risposte da parte

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DOCUMENTO APPROVATO ALL’UNANIMITA’ DALL’ASSEMBLEA DEL PERSONALE DELL’AGENZIA ENTRATE
UFFICIO DI PERUGIA

AL PERSONALE

Giovedì scorso la Guardia di Finanza ha effettuato perquisizioni a carico di circa 118 colleghi dell’Agenzia delle Entrate, accusati di aver effettuato accessi alla banca dati dell’Anagrafe Tributaria.
Anche un funzionario del nostro ufficio è stato interessato da tale operazione.

Profondamente delusi dalla mancanza di un qualsiasi intervento chiarificatore da parte dei nostri vertici, nazionali e regionali, esprimiamo la nostra SOLIDARIETÀ al funzionario interessato in prima persona da questa vicenda e raccomandiamo, prima a noi stessi e poi a tutti gli altri, di evitare accessi all’anagrafe tributaria non connessi alle posizioni fiscali assegnate a ciascuno.

In tal modo, in futuro, non avremo altri casi di “spionaggio fiscale”, montati su episodi marginali che potevano essere sintetizzati con l’espressione “scoperta del segreto di Pulcinella”.
Infatti, le dichiarazioni dei redditi sono accessibili a tutti; gli atti notarili sono rilasciati in copia dall’ufficiale rogante, a semplice richiesta; i dati catastali, ipotecari e quelli relativi ai beni mobili registrati sono a disposizione di chiunque ne faccia richiesta (l’Agenzia del Territorio ed il Pra vendono abbonamenti alle proprie banche dati).

“I panni sporchi si lavano in famiglia” secondo un noto proverbio che l’Agenzia in questo caso non ha voluto seguire.
Si è preferito delegare ad altri piuttosto che svolgere direttamente dei controlli interni che avrebbero sicuramente consentito di distinguere i casi di semplice curiosità da quelli di “spionaggio” (ma quale spionaggio ?).
Solo in seguito e valutati concretamente i fatti, si sarebbe potuto adire l’Autorità giudiziaria.
Si è persa l’ennesima occasione per sottolineare quanto di buono e di concreto ogni giorno i funzionari dell’Agenzia realizzano, in termini di assistenza al contribuente e di recupero effettivo di imposte evase.

Così non è stato ed ora siamo al centro dell’attenzione, oggetto di attacchi, da parte di politici, organi di informazione (a volte di disinformazione) e, conseguentemente, dell’opinione pubblica.
Il nostro caso (118 perquisizioni su circa 35.000 dipendenti: lo 0,0033% ed ancora tutto da dimostrare) è equiparato al “Lazio Gate” ed allo scandalo delle intercettazioni Telecom.
C’è stata molta confusione sui nostri “poteri”, avremmo addirittura accesso anche ai conti bancari (non siamo riusciti ancora a trovare la relativa linea di lavoro però, peccato!).

Concludiamo augurando buon lavoro a tutti, certi che la nostra attività debba continuare, anzi intensificarsi, a dispetto di chi sta usando ogni mezzo (vedi anche l’emendamento sul 2%), terrorizzato ed infastidito dalle nuove misure di recente adottate in tema di lotta all’evasione e forse anche dall’istituzione dell’anagrafe dei conti correnti.

In quest’ottica ed in conformità alle disposizioni contenute nei processi operativi e nelle metodologie di controllo, la Rsu chiederà alla Direzione dell’Ufficio, come deliberato nella riunione dello scorso 26 ottobre, di estendere a tutti i funzionari l’utilizzo delle banche dati disponibili e l’accesso ad Internet.


Perugia 31 ottobre 2006.


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IL PERSONALE DELL’AGENZIA DELLE ENTRATE
UFFICIO DI PERUGIA

MA QUALE SPIONAGGIO FISCALE?

ABBIAMO SOLO SCOPERTO IL
SEGRETO DI PULCINELLA

Le dichiarazioni dei redditi sono accessibili a TUTTI
Gli atti notarili sono rilasciati in copia dall’ufficiale rogante, a CHIUNQUE ne faccia richiesta;
I dati catastali, ipotecari e quelli relativi ai beni mobili registrati sono a disposizione di CHIUNQUE ne faccia richiesta
(l’Agenzia del Territorio ed il Pra vendono abbonamenti alle proprie banche dati).

I DIPENDENTI DELL’AGENZIA DELLE ENTRATE NON SONO SPIONI !!!

OGNI GIORNO EFFETTUANO ATTIVITA’ DI ASSISTENZA AL CONTRIBUENTE E DI RECUPERO EFFETTIVO DI IMPOSTE EVASE.


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Al Direttore Ufficio locale delle Entrate di Roma 5
SEDE

Al Direttore Regionale delle Entrate per il Lazio
SEDE

Al Direttore dell’Agenzia delle Entrate
SEDE

E, p.c. Alle OO.SS.
Uffici locali delle Entrate


Le RSU di Roma 5 ed il personale riunito in assemblea oggi 6/11/06 manifestano la loro solidarietà ai colleghi vittime delle perquisizioni corporali e domiciliari nell’ambito dell’inchiesta del c.d. spionaggio fiscale.
Hanno parlato di illeciti accessi fatti da questi colleghi alla banca dati dell’anagrafe tributaria, ma un fatto è illecito quando è contrario a norme imperative, all’ordine pubblico o al buon costume: in che casistica si inquadrano quei centoventotto colleghi?!?
Ce lo deve spiegare il nostro vice ministro così solerte a denunciare i propri collaboratori!!
Anche perché se ci troviamo di fronte ad un comportamento illecito si può tranquillamente usare lo stesso aggettivo tutte le volte che, per rendere più fondato un nostro accertamento fiscale e quindi per FARE RAGGIUNGERE L’OBIETTIVO numerico e monetario così caro ai nostri dirigenti, interroghiamo la situazione reddituale e patrimoniale di soggetti terzi (clienti, fornitori, parenti ecc..) rispetto al nostro contribuente.
Vorrà dire quindi che ogni volta che dovremo procedere a tale tipo di iniziativa ci faremo espressamente autorizzare dal nostro responsabile, PARALIZZANDO così l’operato dell’Ufficio.
Riguardo poi alle risultanze mediatiche di tale avvenimento c’è da dire che nessuno dei nostri rappresentanti al Parlamento è a conoscenza delle modalità e della tipologia del nostro lavoro:
si passa da coloro secondo i quali con i nostri potenti strumenti informatici saremmo in grado immediatamente di conoscere fino all’ultimo centesimo depositato presso le banche dei contribuenti a quelli che invece ritengono che ci sia una sorta di filtro che impedirebbe ad alcuni colleghi di procedere oltre una determinata interrogazione solo perché non autorizzati!
Insomma la confusione regna sovrana ed a farne le spese siamo noi, già in passato bersagliati dall’opinione pubblica la quale ora è sempre più convinta di aver pensato il giusto tutte le volte che ci classificava solo fannulloni!
Riguardo poi alla sicurezza informatica del nostro lavoro si brancola nel buio.
Da chi vengono gestite le nostre password? Chi, oltre noi, può accedere al sistema informativo dell’anagrafe tributaria? Quali sono le protezioni che l’Agenzia adotta a difesa di tale strumento?
A questo punto una posizione da parte dei vertici dell’Agenzia è doverosa!
Nel frattempo saremo costretti a fare da soli, evitando di dare informazioni per telefono, chiedendo un’espressa delega ai contribuenti quotidianamente presenti allo sportello, domandando un’autorizzazione scritta ai nostri dirigenti in presenza di terzi rispetto al soggetto verificato.

I Lavoratori dell’Agenzia delle Entrate Ufficio di Roma 5


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I LAVORATORI DELL’AGENZIA ENTRATE DI BOLOGNA 2 RIUNITI IN ASSEMBLEA



alla luce della gravità dei fatti accaduti nei confronti di colleghi indagati per i casi di presunto “spionaggio fiscale” - sottoposti a umilianti perquisizioni personali, domiciliari e del luogo di lavoro - intendono con la presente esprimere piena solidarietà e fiducia nei loro confronti.

Sentite altresì le dichiarazioni rilasciate dal vice ministro Vincenzo Visco e da altri esponenti politici contenenti affermazioni e parole di una gravità inaudite, che dimostrano la scarsa o nulla conoscenza dei meccanismi di funzionamento della banca dati dell’Anagrafe Tributaria, della tipologia dei dati - pubblici o meno - in essa contenuti e delle possibilità concesse ai funzionari riguardo alle operazioni di ricerca eseguibili sulla stessa;

considerato che tali dichiarazioni risultano fortemente lesive della dignità e dell’onestà dei dipendenti dell’Agenzia delle Entrate;

considerato che le enormi inesattezze e i ridicoli commenti comparsi sulla stampa e in televisione hanno danneggiato in maniera pesante l’immagine dell’Agenzia delle Entrate e dei lavoratori impegnati quotidianamente in una attività istituzionale di particolare delicatezza, centrale per il raggiungimento degli obiettivi economici del Paese;

RITENGONO OPPORTUNO E DOVEROSO L’INTERVENTO DA PARTE DEI VERTICI NAZIONALI E LOCALI DELLA AGENZIA DELLE ENTRATE AL FINE DI FORNIRE UNA CORRETTA INFORMAZIONE IN RELAZIONE A QUANTO ESPOSTO.

Rimaniamo in attesa di vedere e constatare nei fatti che i vertici dell’Agenzia delle Entrate si pronuncino sulla vicenda.


Bologna, 31/10/2006

I lavoratori dell’Ufficio di Bologna 2

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AL DIRETTORE DELL’UFFICIO DI
VARESE - SEDE

AL DIRETTORE REGIONALE
PER LA LOMBARDIA
MILANO - SEDE

AL DIRETTORE DELL’AGENZIA DELLE ENTRATE
ROMA - SEDE

AL VICE-MINISTRO PER L’ECONOMIA
ROMA - SEDE

ALLE OO. SS. PROVINCIALI E NAZIONALI
LORO SEDI

A TUTTI GLI UFFICI DELL’AGENZIA

I LAVORATORI DELL’AGENZIA ENTRATE DI VARESE RIUNITI IN ASSEMBLEA IL GIORNO 2 NOVEMBRE 2006

Alla luce della gravità dei fatti accaduti nei confronti di colleghi indagati per i casi di presunto “spionaggio fiscale” - sottoposti a umilianti perquisizioni personali, domiciliari e del luogo di lavoro - intendono con la presente esprimere piena solidarietà e fiducia nei loro confronti.

Sentite altresì le dichiarazioni rilasciate dal vice ministro Vincenzo Visco e da altri esponenti politici contenenti affermazioni e parole di una gravità inaudite nonché dai vertici dell’Agenzia, che dimostrano la scarsa o nulla conoscenza dei meccanismi di funzionamento della banca dati dell’Anagrafe Tributaria, della tipologia dei dati - pubblici o meno - in essa contenuti e delle possibilità concesse ai funzionari riguardo alle operazioni di ricerca eseguibili sulla stessa;

Considerato che tali dichiarazioni risultano fortemente lesive della dignità e dell’onestà dei dipendenti dell’Agenzia delle Entrate;

Profondamente delusi dalla mancanza di un qualsiasi intervento chiarificatore da parte dei nostri vertici, nazionali e regionali, per il caso di “spionaggio fiscale”, montato su episodi marginali che possono essere sintetizzati con l’espressione “scoperta del segreto di Pulcinella”.
Infatti, le dichiarazioni dei redditi sono accessibili a tutti; gli atti notarili sono rilasciati in copia dall’ufficiale rogante, a semplice richiesta; i dati catastali, ipotecari e quelli relativi ai beni mobili registrati sono a disposizione di chiunque ne faccia richiesta (l’Agenzia del Territorio ed il Pra vendono abbonamenti alle proprie banche dati).
“I panni sporchi si lavano in famiglia” secondo un noto proverbio che l’Agenzia in questo caso non ha voluto seguire.
Si è preferito delegare ad altri piuttosto che svolgere direttamente dei controlli interni che avrebbero sicuramente consentito di distinguere i casi di semplice curiosità da quelli di “spionaggio” (ma quale spionaggio ?).
Solo in seguito e valutati concretamente i fatti, si sarebbe potuto adire l’Autorità giudiziaria.
Si è persa l’ennesima occasione per sottolineare quanto di buono e di concreto ogni giorno i funzionari dell’Agenzia realizzano, in termini di assistenza al contribuente e di recupero effettivo di imposte evase;

Considerato che le enormi inesattezze e i ridicoli commenti comparsi sulla stampa e in televisione hanno danneggiato in maniera pesante l’immagine dell’Agenzia delle Entrate e dei lavoratori impegnati quotidianamente in una attività istituzionale di particolare delicatezza, centrale per il raggiungimento degli obiettivi economici del Paese;

RITENGONO OPPORTUNO E DOVEROSO L’INTERVENTO DA PARTE DEI VERTICI NAZIONALI E LOCALI DELLA AGENZIA DELLE ENTRATE AL FINE DI FORNIRE UNA CORRETTA INFORMAZIONE IN RELAZIONE A QUANTO ESPOSTO.

La magistratura, i vertici delle agenzie, il vice-ministro Visco, aspettino che i fatti dicano ciò che è successo davvero. Se la prendano con chi ha realmente fatto attività di spionaggio (anche se noi dubitiamo che vi sia qualcuno che ne ha fatta realmente) e poi, visto che non sono stati capaci di offrire solidarietà, chiedano scusa a tutti gli altri, a partire dai colleghi che hanno già condannato senza che abbiano fatto nulla di rilevante.

Rimangono fiduciosi in attesa di riscontro, ma allertati nel riservarsi di assumere insieme agli altri Uffici, ulteriori iniziative, in mancanza di adeguate risposte da parte dell’Agenzia.


Varese, 02/11/2006

I lavoratori dell’Ufficio di Varese

07 novembre, 2006

Cobas News Web n 159 del 6 novembre 2006


E' in linea "Cobas News Web" numero 159 del 6 novembre 2006, la Newsletter di Aggiornamento del Sito Web dei Cobas Pubblico Impiego.

Per visualizzare la Newsletter clicca

03 novembre, 2006

Siamo tutti spioni!


…Siamo tutti spioni!...
E’ da circa una settimana che vi è un attacco senza precedenti ai lavoratori delle Agenzie Fiscali che vengono incolpati delle accuse più originali e strane, sino ad arrivare a quelle di spionaggio politico, per i “presunti” accessi abusivi al sistema informatico.
Una campagna feroce che appare, anche al più anonimo cittadino, come un’enorme boutade, assolutamente ridicola.
Tutti i lavoratori quotidianamente, per poter compiere anche le più semplici procedure lavorative, accedono ai sistemi informativi facendo incroci di dati, informazioni, nominativi. Paradossalmente tutti potrebbero essere accusati!
E’ evidente che, dietro il capro espiatorio dei 120 lavoratori accusati a cui va la nostra solidarietà, vi è l’esigenza del governo di mettere in risalto negativo il personale che essendo o “incapace o smanettatore” è poco “adatto” al decantato modello Agenzie e fa da proscenio ad un’accelerazione immediata verso maggiori deviazioni privatistiche (vedi progressiva esautorazione di funzioni e lavoratori dall’Agenzia del Territorio verso i comuni, progettato accorpamento dell’Agenzia delle Dogane con quella delle Entrate ecc.) con mobilità massiccia e riduzione del personale.
Ed è chiaro che vi è un’operazione politica, di alzare un grande fumo, di deviare l’attenzione dalle difficoltà del governo sulla Finanziaria, sia al proprio interno con settori di partito e parlamentari dissenzienti, sia per il crescente malessere che sta attraversando il paese, toccando tutti i settori sociali.
Finanziaria che regala 6 miliardi di euro alle imprese, col taglio di 5 punti del cuneo fiscale e con la riduzione dell’Irap e che invece, con la modulazione delle aliquote, da solo qualche spicciolo ai lavoratori, penalizzati per giunta da aumenti dei contributi previdenziali, delle addizionali comunali e regionali, ticket sanitari per tutti gusti, rinnovi contrattuali con risorse sotto l’inflazione programmata, stabilizzazione per pochissimi precari, definitivo attacco alle pensioni, al TFR.
In questi giorni negli uffici finanziari, sulla storia delle spiate informatiche e dei procedimenti giudiziari contro i lavoratori, si stanno effettuando diverse assemblee di protesta ed iniziative che invitiamo ad estendere il più possibile.
Ricordiamo che parallelamente sono già fissati appuntamenti nazionali di lotta che devono vedere la nostra massima partecipazione.
· Sabato 4 novembre manifestazione nazionale contro la precarietà – Roma, piazza della Repubblica ore 14.30;
· Venerdì 17 novembre sciopero generale, con manifestazioni nelle principali città, contro la Finanziaria e i tagli a sanità, enti locali, scuola, pensioni, contro lo smantellamento della P.A., per risorse economiche adeguate per il rinnovo dei contratti.

02 novembre, 2006

Convegno Lavorare tutte/i per lavorare meno

CESP – Cobas
Sede nazionale Viale Manzoni 55 00185 Roma tel. 06/70452452 fax 06/77206060

Convegno

Lavorare tutte/i per lavorare meno
Garantire il lavoro, il salario e la continuità del reddito.

Venerdì 3 Novembre 2006
I.T.I. “Galileo Galilei” Roma Via Conte Verde 51

Questo convegno vuole cercare di essere un momento di riflessione sia sulla condizione delle lavoratrici e lavoratori (“garantiti” e non) che sul dibattito politico che da più tempo si è aperto attorno alla questioni della sempre più feroce precarizzazione del salario, del reddito e della vita stessa.
Quando da comparti di precarie e di precari si giunge finalmente ad esprimere una reale capacità di lotta, questa si concretizza nella prioritaria richiesta della stabilizzazione del loro “posto di lavoro”, così come gli stessi studenti ed i giovani francesi chiedevano garanzie per i loro futuri contratti.
Ma come si intersecano le lotte dei lavoratori contrattualmente “garantiti” con quelle dei precari e dei disoccupati?
Come evitare che i reciproci percorsi viaggino separati se non addirittura, qualche volta, in modo contrapposto?


MATTINA: dalle 9,00 alle 13,30

Anna Grazia Stammati, Presidente del Cesp
“Introduzione ai lavori”

Piero Bernocchi, portavoce dei Cobas Scuola
“Unità, radicalità e alleanze nella lotta contro la precarietà””

Giorgio Cremaschi, segreteria Fiom
“Contributo alla discussione generale”

Marina Biggiero, Cobas del lavoro privato – settore telecomunicazioni
“La catena della precarizzazione nel settore delle telecomunicazioni”

Erminia Costa, Cobas Sanità
“I lavoratori e le lavoratrici fantasma della Sanità Pubblica: atipici ed esternalizzati”

Alessandro Giannelli, Cobas del Pubblico Impiego
“Pubblica Amministrazione: tra precarizzazione e privatizzazione dei servizi pubblici”

Diego Margon, Cobas del Lavoro Privato
Precari non si nasce ma si diventa. Alcune esperienze piemontesi

Federico Giusti, Cobas del Pubblico Impiego
“Precarietà ed esternalizzazione nei servizi”

Vincenzo Miliucci, Cobas del Lavoro Privato
“Lavoro non lavoro. Salario garantito”

POMERIGGIO: dalle 15,00 alle 19,00

G.Marco D’Ubaldo, Cobas Scuola
“Chi non ha memoria non ha futuro”

Francesco Piccioni, giornalista de “il Manifesto”
“Lavoro e media. Appunti di un inizio millennio”

Alessio Gagliardi per il Collettivo di “Vis à Vis”
“Precariato o precarizzazione? Alcune note sulla strutturale e crescente precarietà della merce forza-lavoro”

Riccardo Bellofiore, docente di Economia politica all’Università di Bergamo
“L’inferno del lavoro nel “nuovo” capitalismo, tra neo-liberismo e social-liberismo”

Giovanna Vertova, docente di Economia politica all’Università di Bergamo
“Proposte di un nuovo welfare nel capitalismo flessibile”

Massimiliano Tomba, docente di Filosofia dei diritti umani all’Università di Padova
“Forme contemporanee dello sfruttamento”

Devi Sacchetto, docente di Sociologia economica all’Università di Padova
“Per una critica della categoria di precarietà”
Fabio Raimondi, del “Tavolo dei migranti”
“Lavoro migrante”

Pino Gianpietro, portavoce della Confederazione Cobas
“Relazione conclusiva”

07 ottobre, 2006

primo saluto!


Un saluto va rivolto ai nuovi lettori, agli amici che ci conoscono, un ringraziamento poi a tutti coloro che avranno il fegato di seguirci e leggerci