28 novembre, 2006

Una campagna d'odio contro i Cobas

La maggioranza del gruppo dirigente della Cgil ha dato, durante il suo ultimo Direttivo Nazionale, un ulteriore, pesante contributo alla campagna di odio nei confronti dei Cobas, che da un mese si riflette nei media. E' sbalorditivo come il principale sindacato europeo cerchi di mascherare un profondo scontro interno, che riguarda le sue prospettive e il suo rapporto con il governo, additando al pubblico ludibrio i Cobas, etichettati come “violenti”, che favorirebbero il ritorno degli “anni di piombo”, marchio che viene impresso a fuoco sugli anni '70, che per Epifani non rappresentano più la stagione delle grandi conquiste sindacali, politiche e sociali dei lavoratori/trici. Il pretesto è risibile: la ormai celeberrima manchette dei Cobas che polemizzava aspramente con la Finanziaria e con Damiano, definito “amico dei padroni”. Ma giudicare “criminalizzante” o “violenta” la definizione di “amico dei padroni”, la richiesta di dimissioni o addirittura il fare il nome di un ministro (Epifani ha sostenuto che non si deve polemizzare con singoli ministri) è assurdo. Nella sua storia la Cgil ha attaccato tante volte singoli ministri e ne ha chiesto le dimissioni, e “amico dei padroni” lo ha detto a decine di essi: e, solo per citare l'ultimo caso, la ministra Moratti è stata oggetto di attacchi incessanti e personalizzati sia dei Cobas sia della Cgil (“ministra della Confindustria e del Vaticano”). La verità è che la Cgil si comporta come il nono partito di governo e tratta alcuni ministri e sottosegretari come se fossero “propri”. E questo la sta dividendo: l'essersi fatta governo e dover far inghiottire ai lavoratori la Finanziaria e la continuità della politica liberista, in vista della fase-due della concertazione (dopo quella disastrosa del '92-'93) su pensioni, TFR, precarietà e contrattazione, che si aprirà nel prossimo gennaio. Intanto, con Cisl e Uil, la Cgil firma l'avviso comune sui call center e appoggia le norme della Finanziaria che perpetuano la precarietà, condonando l'evasione contributiva dei padroni; sigla il memorandum con Confindustria e governo che incanala la futura trattativa sulla previdenza verso l'elevamento dell'età pensionabile e la diminuzione delle pensioni; sponsorizza l'anticipo all'1/1/2007 dello scippo del TFR e la truffa del silenzio/assenso. Questa verità si sta facendo strada tra larghe fasce di lavoratori/trici e la Cgil non sopporta di aver a sinistra una organizzazione che dice come stanno le cose su Finanziaria, contratti, pensioni, TFR. E dunque, invece di restare sul terreno del conflitto politico, seppur aspro, il gruppo dirigente della Cgil, come aveva già fatto il ministro Damiano paventando addirittura un allucinante parallelo con l'uccisione di Biagi, ci descrive come “violenti” che creano un clima favorevole all'aggressione verbale e fisica degli avversari. Da un mese tale è l'accusa che ci viene rivolta su quasi tutta la stampa senza che ci si permetta di replicare.
Questa è la vera campagna di odio che cerca di crearci intorno un'aura da “pericoli pubblici”, che potrebbe farci divenire oggetto di repressione o di violenza. Ma le nostre ragioni sono più forti della criminalizzazione, della concertazione e della gabbia del governo “amico”.

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