02 giugno, 2009

ABBIAMO PERSO!!!

Il referendum sul contratto aziendale ha registrato i seguenti risultati: favorevoli all’ipotesi d’accordo 64,74 - contrari 34,33 - circa l’uno per cento tra schede bianche e nulle.
Il Cobas del Comune di Firenze ringrazia i/le 1858 lavoratori e lavoratrici che si sono recati/e ai seggi consentendo un importante esercizio di democrazia

Al di là del risultato, che naturalmente non ci soddisfa, in tempi di deriva culturale e di progressivo restringimento degli spazi democratici, il fatto che i lavoratori di questo ente si siano potuti esprimere liberamente contrastando il consueto monopolio decisionale degli organismi datoriali e degli apparati del sindacato collaborazionista, ci sembra comunque un buon risultato di cui poter andar fieri.
Noi, com’è noto, siamo stati fermamente contrari a questa ipotesi d'accordo, in ogni caso prendiamo atto del risultato anche se riteniamo che, così come non sussistevano prima le condizioni per firmare non sussistono dopo il referendum, quindi non sottoscriveremo l'accordo, anche per rispetto di quel 34% di lavoratori che si è dichiarato contrario e di cui comunque bisognerà tener conto.

Certo l'esito del referendum impone delle riflessioni: riteniamo che il risultato sia stato condizionato da più elementi a partire dall'operato dei rappresentanti di quelle sigle sindacali (CGIL, CISL e UIL) che avevano già sottoscritto l'ipotesi d'accordo e che, in affanno e a corto di argomenti concreti per difendere l'indifendibile, hanno cominciato ad ingenerare (ad personam) infondati timori sul fatto che in assenza di firma non sarebbe stato pagato il premio incentivante di quest'anno, o che le risorse per le progressioni orizzontali, frutto di risparmi delle gestioni precedenti, potevano andare perse. Velenose falsità prive di qualsiasi fondamento normativo essendo soldi che il bilancio già destina al salario accessorio e pertanto non spendibili altrove.
Vero è proprio il contrario: questo accordo inaugura un meccanismo per il quale qualsiasi intervento sulle varie voci del salario accessorio sarà possibile solo attingendo dall'incentivante di tutti mettendone a forte rischio l'erogazione dal 2010 in poi.

Ciò che risulta incomprensibile è l'atteggiamento ambiguo di organizzazioni sindacali dal significativo peso specifico che non hanno sottoscritto l'accordo, ma che nello stesso tempo non hanno mai motivato la propria scelta. Tali soggetti sindacali non hanno fatto nessuno sforzo per spiegare ai lavoratori i devastanti contenuti dell'accordo. Hanno puntato soprattutto alla visibilità personale "nell'agone politico della grande assemblea" o alla rendita di posizione per la propria sigla in ambiti ultracorporativi. Si sono poi defilati, senza produrre una riga critica sull'accordo guardandosi bene dal confrontarsi nelle successive assemblee, attendendo opportunisticamente il risultato referendario pensando, per questa via, di sottrarsi a qualsiasi responsabilità politica e sindacale.

Sulle gracili spalle del Cobas aziendale è rimasta per intero la responsabilità di contrastare un’ipotesi di accordo che suona come una sorta di suicidio sindacale. Responsabilità che ci siamo assunti con coerenza e serietà cercando, senza demagogia o corporativismi, di spiegare con argomenti concreti la nostra posizione. In questo scenario riteniamo che quel 34% di contrari sia comunque un dato importante che va ben al di là delle forze in campo.
Al quel 64% per cento di lavoratori che si è espresso a favore dell'accordo che non siamo riusciti a convincere o con cui non siamo riusciti a parlare, diciamo che rispettiamo la loro decisione legittimata dall'esercizio della democrazia. La speranza, peraltro alquanto debole, e lo diciamo con grande sincerità nell'interesse di tutti i lavoratori di questo ente, è di esserci sbagliati e di non doverci trovare nel prossimo futuro nella condizione di poter pronunciare la fatidica frase
"noi l'avevamo detto".

Ciò che resta è uno scenario sconcertante: ce ne eravamo accorti anche da soli, ma i dati dell’OCSE confermano che l’Italia si colloca agli ultimi posti per i livelli retributivi, a fronte di ciò un governo pieno di delinquenti e razzisti fascistoidi, incapace di affrontare la crisi, non trova di meglio che bastonare i lavoratori, in particolare i dipendenti pubblici. La bozza dell'ultimo decreto Brunetta sulla riforma della P.A. chiude il cerchio avviato da tempo, sostanzialmente annuncia la morte del lavoro pubblico e abolisce qualsiasi spazio di contrattazione salariale e normativa sostituendolo con l'azione legislativa.
Sul piano aziendale il panorama è altrettanto deprimente, soprattutto a seguito di un accordo debole anche perché nemmeno affronta questioni rilevanti che continueranno a rimanere irrisolte a partire dalle relazioni sindacali, al problema degli appalti e privatizzazioni, alle politiche del personale, a numerose vertenze di settore che non trovano soluzione da anni.
Gongola un'amministrazione che ha ottenuto, senza colpo ferire, il rinnovo del contatto aziendale non solo a costo zero, ma pure farcito con l'introduzione di nuovi ed oscuri meccanismi valutativi che innalzano concettualmente e materialmente la quota di retribuzione legata alla premialità che stanno progressivamente trasformando il salario in una variabile indipendente, sempre meno legato alla prestazione regolata contrattualmente, ma solo ed esclusivamente all'idea di stipendio come premio per il grado di produttività individuale misurata dai dirigenti. Filosofia tanto cara a quella "managerialità politico-economica di destra e di sinistra, interna, e nazionale" largamente responsabile della crisi, non solo economica e finanziaria, ma anche sociale e culturale che vogliono far pagare ai lavoratori.
Gongolano 230 P.O. unici veri beneficiari di un accordo che gli assegna mediamente 1.000 euro l'anno di aumento a fronte del nulla o di un'elemosina per tutti gli altri lavoratori.
Gongolano i politici che da giugno occuperanno gli scranni di Palazzo Vecchio. I novelli padroni della città potranno fregarsene delle problematiche dei dipendenti già "sistemati" dalla giunta uscente alla quale dovranno concedere giocoforza un "doveroso ringraziamento" sotto forma di regalie, conferme, nuovi incarichi, presidenze di SPA e compagnia cantando.

Naturalmente la partita non è finita, chi ha lavorato per sottoscrivere l'ennesimo accordo a perdere ne risponderà sindacalmente e politicamente. I Cobas non si rassegnano all'idea di passività sociale dei lavoratori di questo ente come di questo paese, puntualmente sostenuta dai sindacati concertativi ogni qualvolta si innestano prospettive di innalzamento del conflitto sociale. CGIL, CISL, UIL e UGL, in cambio ottengono la partecipazione ai tavoli di cogestione della crisi, la cui azione continua a produrre lo smantellamento dei diritti, delle garanzie sociali, l’espulsione dal mercato del lavoro di milioni lavoratori, la riduzione del salari, precarietà e povertà diffuse.

Ci impegneremo come sempre nella difesa dei lavoratori sul piano aziendale e nell'azione di contrasto alla frana normativa che si sta abbattendo sul lavoro pubblico.
La misura è colma, bisogna riprendere la parola, bisogna tornare nelle piazze, il lavoro deve tornare protagonista nel rimettere in moto il progresso sociale e civile di questo paese.

Cobas Comune di Firenze – Via dei Pepi 47/r- tel. 055245145 - fax- 0552268120
E.mail cobas.comunefi@libero.it

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