15 ottobre, 2008

L'unico sciopero utile è quello di venerdì 17 ottobre

Le dichiarazioni di Bonanni e Angeletti, pronti a revocare lo sciopero della scuola del 30 ottobre…in cambio di un incontro con Berlusconi, i conflitti interni tra Cgil e Cisl e Uil sulla riforma del modello contrattuale, lo sciopericchio annunciato senza data, spezzettato tra nord, centro e sud nei comparti pubblici, gettano una sinistra luce sulla reale volontà di opposizione ai provvedimenti di “macelleria sociale” del governo Berlusconi-Tremonti- Gelmini-Brunetta. Quando a fine mese la “riforma” Gelmini sarà definitivamente approvata dal Parlamento tradendo la mobilitazione di studenti, genitori in difesa della istruzione pubblica verrà gettata definitivamente la maschera sulla manfrina messa in piedi, solo per depotenziare lo sciopero del sindacalismo di base che si preannuncia partecipatissimo. Nel pubblico impiego la legge 133 è stato il colpo di scure finale per smantellare pezzi, settori e uffici delle amministrazioni statali, per tagliare risorse economiche alla contrattazione decentrata, per attaccare i diritti minimi del lavoratore pubblico, per bloccare le assunzioni, per risolvere la precarietà non con i contratti a tempo indeterminato…ma mandando tutti a casa! E tutto questo arriva dopo una forsennata caccia allo statale “fannullone”.

Di motivi per scioperare contro il Governo e il ministro Brunetta ce ne sono a tonnellate:

* per forti aumenti salariali adeguati al costo reale della vita;
* per l’ introduzione di un meccanismo automatico di adeguamento salariale agli aumenti dei prezzi ovvero per una nuova scala mobile;
* per il rilancio del contratto nazionale;
* per la abolizione delle leggi Treu e 30 e per la lotta alla precarietà del lavoro;
* contro lo smantellamento e la privatizzazione dei comparti pubblici;
* per un sistema previdenziale pubblico, contro l’introduzione dei fondi pensione;
* per la difesa del diritto di sciopero e l’allargamento della democrazia sindacale.


SCIOPERO GENERALE, se non ora quando?

3 commenti:

Anonimo ha detto...

VOLANO LE BORSE, PRECIPIATNO SALARI E PENSIONI!!!

Volano le borse di tutto il mondo dopo il via libera al “piano anticrisi” messo a punto dai leader dell'Unione europea che prevede che i quindici Paesi della zona euro garantiscano i prestiti interbancari e la ricapitalizzazione delle banche in difficoltà. I listini di tutto il mondo si lasciano alle spalle una delle settimane più nere della storia dei mercati (-21% il calo segnato da Piazza Affari) e tornano a salire. A spingere in alto i titoli, la valanga di miliardi di euro e di dollari immessi nel fine settimana dai governi per cercare di far ripartire la circolazione del credito, congelato dalla crisi dei mutui. Milano, Parigi, Londra, Francoforte e Wall Street, chiudono la giornata con guadagni stellari, mai visti negli ultimi anni, che arrivano a superare il 10%. In forte ascesa nel Vecchio Continente proprio i titoli bancari, maggiormente tartassati dalla crisi scatenata ormai più di un anno fa dalla tempesta dei mutui statunitensi. In salita anche i petroliferi sulla spinta del petrolio, tornato nella notte sopra la soglia degli 81 dollari al barile. “LORO” hanno trovato cifre assurde per salvare banche corrotte, incapaci (nella migliore delle ipotesi) e speculatrici, poi ogni anno ci dicono che non ci sono i soldi per la sanità, per la sicurezza, per la scuola, per il lavoro e le pensioni. I soldi ci sono sempre per chi ne maneggia tanti. Non ci sono mai per chi - come da contratto (CCNL) - ne ha pochi. Anzi sono proprio pensionati e lavoratori dipendenti che vengono sempre tartassati e chiamati in causa per salvare governi, banche, assicurazioni, compagnie telefoniche e di bandiera. Con i nostri sacrifici, con le nostre tasse, le banche potranno ancora… strozzarci!!!

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Mimmo ha detto...

SONO DOMENICO D'ORAZIO DIPENDENTE PUBBLICO MI SONO RESO PROMOTORE DELLA PETIZIONE ESTENDERE ED APPLICARE LA RIFORMA DEL MINISTRO BRUNETTA AI NOSTRI DEPUTATI E SENATORI IN QUALITA DI DIPENDENTI PUBBLICI VOLEVO CHIEDERE CORTESEMENTE L'INSERIMENTO DEL BANNER DELLA PETIZIONE SUL VOSTRO SITO PER UNA MAGGIORE VISIBILITA. SI PUO FIRMARE E DIFFONDERE IL BANNER DELLA PETIZIONE SU:
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Anonimo ha detto...

"BUON ANNO A TUTTI... meno che a uno, anzi mezzo"!

Come sarà il 2009? Non c’è nessuno - ma per chi ci crede ci sono i soliti oroscopi - che abbia le carte in regola per formulare previsioni attendibili circa il nostro futuro prossimo. Non sappiamo se ci sarà un collasso dell’economia. Non sappiamo se la crisi durerà uno o più anni. Non sappiamo se il prezzo del petrolio salirà o scenderà. Non sappiamo se ci sarà inflazione o deflazione, se l’euro si rafforzerà o si indebolirà. Non sappiamo se gli Usa del nuovo-Presidente saranno diversi da quelli del Presidente-guerrafondaio. Non sappiamo se Istraele e Palestina continueranno a scannarsi per tutta la vita. Non sappiamo nada de nada! La stampa, i politici, i sindacati, tacciono! Stra-parlano soltanto di federalismo, riforma della giustizia, cambiamento della forma dello Stato, grandi temi utopici che vengono quotidianamente gettati ad una stampa famelica di pseudo-notizie, mentre i veri cambiamenti si stanno preparando, silenziosamente, nelle segrete stanze. Comunque, anche se i prossimi anni non ci riservassero scenari drammatici, e la crisi dovesse riassorbirsi nel giro di un paio d’anni, non è detto che l’Italia cambierà davvero sotto la spinta delle tre riforme di cui, peraltro, si fa fino ad oggi solo un gran parlare. Del resto, non ci vuole certo la palla di vetro per intuire che alla fine la riforma presidenzialista non si farà (e se si farà, verrà abrogata dall'ennesimo referendario di turno), mentre per quanto riguarda le altre due riforme - federalismo e giustizia - se si faranno, sarà in modo così... all'italiana che porteranno più svantaggi che vantaggi: dal federalismo è purtroppo lecito aspettarsi solo un aumento della pressione fiscale, perché l’aumento della spesa pubblica appare il solo modo per ottenere il consnenso di tutta "la casta", e poi dalla riforma della giustizia verrà soltanto una "comoda" tutela della privacy al prezzo di un'ulteriore aumento della compra-vendita di politici, amministratori e colletti bianchi. Resta difficile capire, infatti, come la magistratura potrà perseguire i reati contro la pubblica amministrazione se "la casta" la priverà del "fastidioso" strumento delle intercettazioni telefoniche. Così, mentre federalismo, giustizia, presidenzialismo, occuperanno le prime pagine, è probabile che altre riforme e altri problemi, certamente più importanti per la gente comune, incidano assai di più sulla nostra vita. Si pensi alla riforma della scuola e dell’università, a quella degli ammortizzatori sociali, a quella della Pubblica Amministrazione. Si tratta di tre riforme di cui si parla poco, ma che, se andranno in porto, avranno effetti molto più importanti di quelli prodotti dalle riforme cosiddette maggiori. Forse non a caso già oggi istruzione, mercato del lavoro e pubblica amministrazione sono i terreni su cui, sia pure sottobanco, l’opposizione sta collaborando più costruttivamente con il governo. Ma il lato nascosto dei processi politici che ci attendono non si limita alle riforme ingiustamente percepite come minori. Ci sono anche temi oggi sottovalutati ma presumibilmente destinati ad esplodere: il controllo dei flussi migratori, il sovraffollamento delle carceri e l'emergenza salari. Sono problemi di cui si parla relativamente poco non perché siano secondari, ma perché nessuno ha interesse a farlo. Il governo non ha interesse a parlarne perché dovrebbe riconoscere un fallimento: gli sbarchi sono raddoppiati, le carceri stanno scoppiando esattamente come ai tempi dell’indulto e gli stipendi degli italiani sono i più bassi d'europa. L'opposizione non può parlarne perché ormai sa che le sue soluzioni-demagogiche - libertà, tolleranza, integrazione, solidarietà - riscuotono consensi solo nei salotti intellettuali. Eppure è molto probabile che con l’aumento estivo degli sbarchi, le carceri stipate di detenuti, i centri di accoglienza saturi, ed il mondo del lavoro dipendente duramente provato da un caro prezzi che non accenna a deflazionare, il governo si trovi ad affrontare una drammatica emergenza. Intanto, in Italia prosegue la propaganda dell'ottimismo a tutti i costi: stampa, sindacati e politica ci fanno sapere solo ciò che fa più comodo ai loro giochi, e "noi"- a forza di guardare solo dove la politica ci chiede di guardare - rischiamo di farci fottere. Buon Anno!