Il 2009 è cominciato ancora peggio di come era finito il 2008. Abbiamo sul tappeto due questioni che stanno prendendo la consueta piega negativa.
L’accordo nazionale dell’FPS 2007 è stato catapultato dal tavolo nazionale negli uffici e piano piano lavoratori e RSU locali si stanno rendendo conto di
divisione tra lavoratore e lavoratore.
Un ringraziamento alle OO.SS. nazionali, per quest’ultimo accordo, è doveroso!
RIORGANIZZAZIONE. Ribadiamo che non era mai successo che una legge dello stato, la legge 133 di Brunetta, fosse applicata e peggiorata con tale celerità. Nel giro di un paio di mesi sono stati “cambiati” i Direttori Regionali e sono stati rimossi i dirigenti “in esubero”, eludendo le ragioni di cassa, dato che per gli “esodi incentivati” ogni dirigente rimosso godrà di decine e decine
abbatterà a breve sia negli uffici centrali con accorpamenti/soppressioni/ridimensionamenti tutti da definire, che negli uffici locali con la nascita delle “mitiche” Direzioni Provinciali.
Se le funzioni lavorative del controllo, come pare, saranno accorpate, ci potremmo trovare, a breve, di fronte a mobilità consistenti che, nelle grandi città saranno devastanti, e a una confusione dei programmi/carichi/modelli di lavoro che migran tranquillamente dall’integrazione/polifunzionalità di funzioni e processi a tutti i costi, alla specializzazione tout court di uffici, aree, settori, competenze, tipologie di contribuenti ecc. Insomma si prospetta un crollo dell’organizzazione del lavoro (…e prima che si riorganizzi…) e un depotenziamento complessivo e definitivo della lotta all’evasione fiscale .
Se invece le funzioni del controllo rimarranno demandate in quota parte agli uffici, non si capisce il senso di tutto questo bailamme, dovendo tra l’altro architettare un’organizzazione ancora più complicata e ingestibile tra uffici e Direzioni Provinciali.
E comunque, i nascituri Uffici Territoriali rimarranno ancorati nella forbice della “frontiera calda” con i contribuenti e del “recinto deprofessionalizzato” per i lavoratori, col rischio nei prossimi annii esternalizzazioni verso il privato e, se va bene, verso gli enti locali (vedi vicenda Agenzia del Territorio
- Catasto).
Di fronte a tutto ciò, non bastano rituali comunicati sindacali o effimer richieste di convocazione che, quand’anche fossero esaudite, relegherebbero comunque i soggetti sindacali in causa al solo ruolo di testimoni di questo processo “riorganizzativo”.
C’è bisogno d’altro e subito, c’è bisogno di una sensibilizzazione sui pericoli incombenti della riorganizzazione
e di una urgente mobilitazione per difendere i diritti dei lavoratori, per avere garanzie sulla mobilità, sul salario, sulle mansioni, sulla riqualificazione e sulla formazione. Insomma, c’è bisogno di cominciare a risalire la china.
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