21 gennaio, 2009

Agenzia Entrate - Tra FPS e riorganizzazione

Il 2009 è cominciato ancora peggio di come era finito il 2008. Abbiamo sul tappeto due questioni che stanno prendendo la consueta piega negativa.

L’accordo nazionale dellFPS 2007 è stato catapultato dal tavolo nazionale negli uffici e piano piano lavoratori e RSU locali si stanno rendendo conto di ciò che comporta. L’accordo recita che “…per la classificazione delle attività degli uffici per il 2007 devono essere utilizzati gli stessi parametri adottati per il 2006…”. Insomma, il solito accordo sperequativo che, per quanto riguarda la produttività, suddivide le attività lavorative del personale degli uffici in 6 fasce/parametri, quelle delle Direzioni Regionali in 5, quelle degli uffici centrali in 4. E questo, in aggiunta al fondo di sede, costituito dalla solita miriade di indennità, che comportano l’inevitabile spezzatino salariale e la

divisione tra lavoratore e lavoratore. Unica nota positiva è che, per il residuo del fondo di sede, la valutazione del dirigente rimane fuori dall’accordo. Ma la cosa più grave è che, sulla falsariga dell’ultimo contratto nazionale, gli accordi decisi dall’alto, sono automatizzati per la periferia. Quindi, ci troviamo di fronte all’obbrobrio di espropriare le RSU e i delegati sindacali locali da qualsiasi forma di trattativa: insomma la suddivisione della quota di salario accessorio avverrà semplicemente inserendo i dati contabili e le presenze in una novella procedura informatica. Con le RSU a svolgere il ruolo di notai… L’emergenza salariale e la “fretta” di arrivare agli accordi non giustifica l’azzeramento del ruolo delle RSU, che ora non possono più entrare neanche nei contenuti della trattativa locale.

Un ringraziamento alle OO.SS. nazionali, per quest’ultimo accordo, è doveroso!

RIORGANIZZAZIONE. Ribadiamo che non era mai successo che una legge dello stato, la legge 133 di Brunetta, fosse applicata e peggiorata con tale celerità. Nel giro di un paio di mesi sono stati “cambiati” i Direttori Regionali e sono stati rimossi i dirigenti “in esubero”, eludendo le ragioni di cassa, dato che per gli “esodi incentivati” ogni dirigente rimosso godrà di decine e decine di migliaia di euro, tra l’altro in netta contraddizione con lo strombazzato deficit statale e con i salari dei lavoratori che hanno “goduto” per il 2008 di una media di arretrati di 90-100 euro lordi di media, cadauno. Ma se il buongiorno si vede dal mattino, assai preoccupante è lo scenario che si

abbatterà a breve sia negli uffici centrali con accorpamenti/soppressioni/ridimensionamenti tutti da definire, che negli uffici locali con la nascita delle “mitiche” Direzioni Provinciali.

Se le funzioni lavorative del controllo, come pare, saranno accorpate, ci potremmo trovare, a breve, di fronte a mobilità consistenti che, nelle grandi città saranno devastanti, e a una confusione dei programmi/carichi/modelli di lavoro che migran tranquillamente dall’integrazione/polifunzionalità di funzioni e processi a tutti i costi, alla specializzazione tout court di uffici, aree, settori, competenze, tipologie di contribuenti ecc. Insomma si prospetta un crollo dell’organizzazione del lavoro (…e prima che si riorganizzi…) e un depotenziamento complessivo e definitivo della lotta all’evasione fiscale .

Se invece le funzioni del controllo rimarranno demandate in quota parte agli uffici, non si capisce il senso di tutto questo bailamme, dovendo tra l’altro architettare un’organizzazione ancora più complicata e ingestibile tra uffici e Direzioni Provinciali.

E comunque, i nascituri Uffici Territoriali rimarranno ancorati nella forbice della “frontiera calda” con i contribuenti e del “recinto deprofessionalizzato” per i lavoratori, col rischio nei prossimi annii esternalizzazioni verso il privato e, se va bene, verso gli enti locali (vedi vicenda Agenzia del Territorio

- Catasto).

Di fronte a tutto ciò, non bastano rituali comunicati sindacali o effimer richieste di convocazione che, quand’anche fossero esaudite, relegherebbero comunque i soggetti sindacali in causa al solo ruolo di testimoni di questo processo “riorganizzativo”.

C’è bisogno d’altro e subito, c’è bisogno di una sensibilizzazione sui pericoli incombenti della riorganizzazione

e di una urgente mobilitazione per difendere i diritti dei lavoratori, per avere garanzie sulla mobilità, sul salario, sulle mansioni, sulla riqualificazione e sulla formazione. Insomma, c’è bisogno di cominciare a risalire la china.

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